veltroni si può fare.JPG
E ora? La strada del dopo-Veltroni è scritta nello statuto dei Democratici, approvato con la nascita del nuovo partito, che contempla espressamente il caso delle dimissioni anticipate del segretario nazionale. Due le opzioni previste dall'articolo 3 della carta statutaria: l'Assemblea nazionale in carica può riunirsi e procedere all'elezione di un nuovo segretario ''per la parte restante del mandato'', oppure può sciogliersi e avviare la normale procedura per la scelta del leader. Se dovesse essere quest'ultimo il percorso prescelto, la parola tornerebbe agli iscritti del partito. Stando agli ultimi dati disponibili, il tesseramento (che è iniziato nel giugno scorso e avrebbe dovuto concludersi a dicembre 2010) è arrivato a quota 350mila unità. Ma in molte realtà la raccolta delle iscrizioni è andata a rilento o non è proprio cominciata. Nel caso si decidesse per lo scioglimento dell'Assemblea costituente e per nuove primarie, comunque, in primo luogo andrebbero presentare ufficialmente le candidature, sottoscritte da almeno il 10% dei componenti dell'assemblea nazionale o da 1.500 iscritti di almeno cinque regioni. Poi si voterebbe nelle sezioni (anzi, nei circoli) con il meccanismo delle primarie; da una Convenzione nazionale, eletta contestualmente, uscirebbe la terna dei candidati su cui scegliere. A quel punto, nuovo passaggio elettorale: si elegge l'Assemblea nazionale, con liste collegate ai candidati alla segreteria. Se una delle liste ottiene la maggioranza assoluta, il candidato viene direttamente proclamato segretario del Pd all'apertura dell'assemblea. In caso contrario, l'assemblea procede a un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati delle due liste più votate. Condividi