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Risulta molto difficile comprendere la logica politica che sta dietro le scelte che il Pdci umbro, segnatamente quello della provincia di Perugia, viene facendo in vista delle prossime elezioni del 6 e 7 giugno. Dentro a un percorso confuso, con un Partito democratico che non convoca la coalizione e appare lacerato al proprio interno e ingovernabile, assistiamo infatti ad un balletto estenuante “primarie si, primarie no, primariette” e ad una serie di autocandidature di esponenti delle varie correnti del Pd alla carica di sindaco o di presidente della provincia. Rifondazione comunista ha chiesto più volte, a livello provinciale e regionale, la convocazione del tavolo di coalizione del centrosinistra per verificare composizione e contenuti programmatici di una eventuale coalizione che si presenti unita nelle città e nei territori dell’Umbria alle prossime amministrative. In ballo c’erano due questioni dirimenti: confini della coalizione, con una ventilata ipotesi di allargamento all’Udc, e necessità di un cambio di fase, caratterizzato da elementi di discontinuità rispetto ad alcune difficoltà verificatesi nella pratica di governo e amministrativa del comune e della Provincia di Perugia. Per questo, ribadendo comunque la volontà di pervenire ad un accordo politico-programmatico che ripresentasse agli elettori la coalizione al governo da un decennio negli enti locali dell’Umbria, il Prc ha sempre chiesto che si parlasse prima di programmi e di contenuti e poi di persone da candidare alle massime cariche di comuni e province. La pregiudiziale politica-programmatica è stata condivisa, a parole, anche dalla segreteria regionale e provinciale di Perugia del Pd che ha convocato il tavolo della coalizione e ha accolto la richiesta del Prc che le primarie, nell’eventualità che si svolgessero, dovessero essere di coalizione e caratterizzate da un confronto programmatico e non da uno scontro sui nomi. Fin qui le dichiarazioni di intenti, la realtà delle cose è stata poi una ridda di autocandidature e di nomi papabili, senza nessuna attenzione al profilo programmatico della coalizione che nei vari territori si presenta alle urne. In questo contesto non ha brillato l’operato politico del Pdci. Non abbiamo capito, infatti, la solerzia che il Pdci umbro ha messo in campo nel candidare gli esponenti del Pd Boccali a sindaco di Perugia e Ginetti a sindaco di Corciano, prima ancora del pronunciamento del Pd stesso e della definizione di un accordo programmatico sui tavoli cittadini. Uno zelo che il Pdci si è peritato di allargare anche alle candidature di esponenti del Pd a sindaco di Foligno e di Marsciano. In altri territori, invece, si manifesta un profilo più autonomo del Pdci, come a Bastia o Spoleto, dove la definizione del profilo programmatico della coalizione prevale sull’esigenza di sottoscrivere un accordo a qualsiasi costo e sulla primogenitura della candidatura a sindaco di un esponente del Pd. Rifondazione comunista e il Pdci sembrano aver raggiunto un accordo politico sostanziale per le prossime europee, concordando sulla possibilità di presentare una lista comune in base ad una progettualità e dei contenuti di alternativi all’idea di Europa neoliberista e a-solidale proposta dal gruppo dei popolari e dei socialisti europei, che si riconosce nelle proposte e nell’operato del gruppo della sinistra Gue/Ngl. Il Prc dell’Umbria vorrebbe valutare la possibilità di giungere ad un accordo politico-programmatico con il Pdci anche a livello locale, sulla base di una posizione autonoma, dentro alla coalizione di centrosinistra, cje rivendichi discontinuità programmatica e amministrativa, un cambio di modello di sviluppo per affrontare le sfide della crisi economica e le insidie del federalismo fiscale, un investimento su un nuovo welfare, potenziato e qualificato, una messa a frutto di un’idea di tutela ambientale e del territorio che sia volano per una nuova crescita. Ma questo diventa complicato, così come l’eventualità di liste unitarie della sinistra di alternativa, se gli esponenti locali del Pdci privilegiano l’accordo ad ogni costo con il Pd prescindendo dai contenuti programmatici dell’accordo stesso. E le dichiarazioni che il segretario regionale del Pdci, nonché capogruppo in Consiglio regionale, Roberto Carpinelli ha rilasciato al quotidiano online Umbrialeft evidenziano proprio questa difficoltà. Carpinelli dice che è disponibile a fare un accordo con il Prc sulle liste unitarie se Rifondazione appoggerà gli aspiranti sindaci del Pd a Foligno, Marsciano, Perugia e Corciano, senza sapere sulla base di quale programma, di quale accordo, di quali contenuti qualificanti la proposta che andremo a fare ai cittadini. Non ci sembra una prospettiva percorribile, visto le difficoltà che vive il centrosinistra. Dopo il voto dell’Abruzzo e della Sardegna è ormai chiaro che non basta più proporre nomi in continuità con il vecchio percorso amministrativo – cioè candidare i vicesindaci uscenti a sindaco – perché il Pd è in evidente difficoltà anche sul terreno a lui finora più congeniale, il voto amministrativo. Serve invece discontinuità, un progetto forte, una coalizione unita e dai contorni chiari, all’interno della quale il Pd riconosca il pluralismo e metta da parte qualsiasi vocazione di riduzione ad un unico partito di una diversità che in passato è stata il valore aggiunto che ha permesso di battere il centrodestra. Condividi