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di Daniele Bovi L'ennesimo round sull'affaire Tippolotti si risolve in un nulla di fatto. Il centrosinistra che si appresta alla discussione sul bilancio (prevista per il 24 e il 25) sembra, più che una coalizione, un insieme di soggetti che vanno ognuno per conto suo. Fatto sta che l'ormai famigerato “problema politico” scatenato dalla “cazzata” di Tippolotti (copyright del direttore del Corriere dell'Umbria Anna Mossuto) resta insoluto sul tappeto e la maggioranza tornerà a parlarne domani alle 18.30 nel loft democratico di Corso Cavour, così come stabilito dal segretario del Pd Maria Pia Bruscolotti. La riunione di maggioranza, che si è tenuta nelle sale del gruppo del Pd di palazzo Cesaroni, è durata circa un paio d'ore ed ha visto seduti intorno allo stesso tavolo Gianluca Rossi (Pd), Dottorini (Verdi), Lupini (Mps), Girolamini (Ps), Bertini (Ps), Carpinelli (Pdci), Vinti (Prc) e Maria Pia Bruscolotti. La giacchetta democratica - Il primo a prendere la parola è stato Rossi, che ha ribadito in sostanza quanto detto a Lucia Baroncini sulle colonne del Corriere dell'Umbria di oggi: il problema politico c'è, è inutile nasconderlo, ma il Pd non vuole essere tirato per la giacchetta. Tippolotti può restare oppure si può dimettere. Altra opzione è quella che venga dimissionato dal politburo democratico. Dissociazione socialista – Interessante il caso dei socialisti: per farla breve e senza perdersi nel politichese, il segretario Bertini dice che si può andare avanti così. Di tutt'altro avviso il consigliere Ada Girolamini, che ha ribadito quanto detto anche in occasione dell'ultimo Consiglio regionale: bisogna approfondire la questione. Tradotto: così non va proprio, Tippolotti si deve dimettere. Il pollice Verde in alto – Sul fronte ecologista invece, Dottorini ha confermato la piena fiducia al presidente del Consiglio. Pollice in alto, avanti Savoia. Né aderire né sabotare – Per il comunista italiano Carpinelli “qualsiasi scelta politica è legittima”, e ci mancherebbe. Sicché il tutto dipende da Tippolotti: in qualunque caso il Pdci si adeguerà. Siamo una squadra fortissimi – Il fronte vendoliano era rappresentato dall'ex consigliere del Prc Pavilio Lupini, passato insieme a Tippolotti nel Misto, il quale ha scolpito che Mps è un grande partito e che si presenterà in tutte le tenzoni amministrative, rivendicando per la propria formazione lo scranno più alto di palazzo Cesaroni. Insomma ha ribadito il concetto che Vinti è da solo, mentre loro sono in due. Prendi due, e che paghi uno. Rifondazione trasparente – Il segretario del Prc Vinti invece ha continuato a battere sul tasto delle dimissioni di Tippolotti: “Noi – ha detto in sostanza – questa situazione la stiamo subendo. Tippolotti si deve dimettere per trasparenza, perché la sua elezione è frutto di un accordo politico”. Alla fine di tutto è Maria Pia Bruscolotti a prendere la parola e ad accertare che l'accordo non c'è: “Prendo atto che non c'è una posizione univoca e che il problema dunque va approfondito”. Come detto in precedenza, la maggioranza cercherà di nuovo di trovare una soluzione domani alle 18.30. Auguri. Le bande armate del Palazzo - In tutto questo bailamme c'è da dare conto anche delle ripercussioni che tutto questo casino sta producendo nel centrodestra. Se da una parte, per Zaffini e soci, si aprono praterie sconfinate per attaccare e polemizzare, anche da quella parte c'è chi è (molto) interessato all'evolversi della situazione. Se Tippolotti venisse silurato infatti, l'intero ufficio di presidenza andrebbe rieletto, con conseguente rimescolamento di carte e di potere. A quanto mormora il Palazzo, Lignani Marchesani e Nevi non avrebbero nessuna voglia di essere dimessi. Perciò, la partita si gioca anche con un centrodestra molto interessato alla questione. Inoltre, non va dimenticato che a cadere, insieme a Tippolotti, sarebbe anche la potente segretaria del Consiglio regionale Balsamo. Le bande armate del Palazzo già di organizzano, affamate. Condividi