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Gli operai presidiano la fabbrica per difendere il lavoro e la polizia li prende a manganellate. E' successo ieri a Lambrate, nel milanese, luogo un tempo celebre per gli stabilimenti Innocenti, e la fabbrica in questione è l'Innse Presse, i cui 49 dipendenti si battono da mesi per evitarne la chiusura. Ieri, come al solito, erano lì a presidiarla perché l'attuale proprietario si vuol portare via i macchinari. E ha anche mandato i camion per eseguire questa operazione, ma non c'è riuscito neanche questa volta perché la notizia si è diffusa in un baleno ed un centinaio di persone si sono radunate davanti ai cancelli ed è a questo punto che si è verificato lo scontro con i poliziotti che scortavano il padrone. La storia di questa fabbrica è lunga e troppo complicata per raccontarla tutta, basti considerare che per un certo periodo la produzione è stata mandata avanti dagli stessi operai, in autogestione, fino a che, lo scorso 17 settembre, è intervenuto un sequestro giudiziario che lì ha messi fuori dallo stabilimento. Da allora si sono trasferiti al di là dei cancelli dove hanno proseguito la loro protesta. La vicenda è stata poi resa ancora più complicata dagli interessi che insistono su parte dell'area occupata dallo stabilimento, che è di proprietà di una immobiliare che, d'accordo con il Comune, ha ipotizzato un progetto in chiave Expo (si tratta di realizzarvi un campus universitario), anche se è stato assicurato che tutto questo non escluderebbe la sopravvivenza dell'officina Innse. Sta di fatto che su questa complicata vicenda si stanno consumando da tempo gli sforzi mediatori, sinora del tutto improduttivi, delle massime istituzioni lombarde (la Provincia, amministrata dal centro sinistra, che denuncia l'immobilismo delle altre due amministrate dal centro destra: il Comune e la Regione) ed il pericolo è che in questo vuoto della politica finisca per prevalere alla fine "la politica del manganello". Il fatto è estremamente pericoloso perché è indice di una tensione che va crescendo nel mondo del lavoro e di questo se n'è ben reso conto il segretario generale della Cgil, Guglielo Epifani, che ha condannato fortemente l'episodio assolvendo completamente il comportamento dei lavoratori perché - ha detto - " tutto si era svolto nella piena correttezza, grazie alla responsabilità dei lavoratori e dei sindacati". E poi, se queste cose accadono ora, cosa mai potrà succedere quando la crisi economica avrà il picco "più devastante" tra marzo e giugno? Il malessere è tanto - ha spiegato Epifani - e "può anche esplodere", perciò sarà bene che tutti tengano "i nervi saldi". C'è, dunque, un malessere sociale che va riconosciuto, per cui il leader del più grande sindacato italiano è tornato a puntare l'indice sul governo che ha "sottovalutato" la crisi: "non si è dotato di un'idea con cui affrontarla" e ha messo sul tavolo una manovra che è "la più bassa in assoluto in tutto il mondo". Ed anche sull'auto il governo ha fatto poco e tardi, ha aggiunto. "Per mesi ha detto che non c'era bisogno di intervenire" e poi - ha osservato - quando si sono mossi altri Paesi "ha fatto poco, solo una parte" e per di più modesta. Condividi