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PERUGIA - La Fipe, associazione dei pubblici esercizi aderenti alla Confcommercio della provincia di Perugia, ha chiesto ai parlamentari umbri di attivarsi sulla questione ''buoni pasto'', vicenda annosa, che periodicamente torna alla ribalta e che e' ancora in attesa di una soluzione definitiva. Il criterio del massimo ribasso adottato nell'assegnazione degli appalti alle societa' emettitrici, da un lato penalizza i pubblici esercizi, su cui le stesse societa' ''scaricano'' lo sconto che attuano pur di aggiudicarsi la gara, dall'altro il consumatore finale, che si vede di fatto decurtato il valore del buono dal valore nominale di 5,29 euro, a quello effettivo di 4,50 euro. A livello nazionale Fipe - affiancata anche dalle associazioni dei consumatori - ha chiesto dunque al Governo di rivedere i criteri delle gare e di aumentare il valore dei buoni pasto - che in Italia sono utilizzati da 2 milioni di lavoratori e accettati da 100mila ristoranti convenzionati - portandolo a 10 euro. Rispetto all'Europa, l'Italia - spiega una nota di Confcommercio - e' tra l'altro il paese in cui i buoni pasto hanno il valore piu' basso. E' stato chiesto anche di estenderne il valore temporale, fissato ora a fine dicembre di ogni anno, per evitare che tanti buoni pasto rimangano inevasi. Annualmente, sarebbe di circa 200 mila euro il valore dei buoni pasto che i lavoratori non riescono ad utilizzare. La Provincia di Perugia, proprio nei giorni scorsi, per venire incontro ai dipendenti, ha annunciato di avere aumentato il valore dei suoi buoni pasto da 5,16 a 7,50 euro. Condividi