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Siamo proprio curiosi di vedere se Umberto Bossi avrà capito la lezione impartitagli oggi dalla Svizzera, dove si è tenuto un referendum sulla libera circolazione dei lavoratoti provenienti dalla Ue sul suolo elvetico. E non ci riferiamo tanto al quasi 60% degli elettori che hanno risposto "sì" al quesito, respingendo, quindi, la campagna xenofoba della destra locale, quanto, paradossalmente al netto "no" degli elettori ticinesi che, pur parlando il nostro idioma e un dialetto simile a quello che si parla nelle nostre vallate di confine, i lavoratori stranieri dalle parti non ce li vogliono proprio. Vedete, dei 26 cantoni che compongono la confederazione, solo 4 hanno bocciato l'accordo di libera circolazione raggiunto dalla Svizzera con la Ue, ma in nessun altro la percentuale dei contrari è stata così schiacciante: il 65,8% dei ticinesi ha infatti accolto le tesi della Lega locale, nata da una costola di quella lombarda, ma il bello è che per loro il nemico da respingere è l'esercito dei 45.000 frontalieri che ogni giorno valicano il confine per andare a timbrare il loro cartellino di presenza nelle industrie, negli alberghi e negli esercizi commerciali ticinesi, portando così via il lavoro ai locali. Sembra di sentire Umberto Bossi, o meglio ancora il suo fido Borghesio, quando tuona per la stessa ragione contro gli "straccioni" venuti dal sud o dall'est europeo che, accontentandosi di quattro soldi, metterebbero sulla strada i lavoratori veneti e lombardi. Solo che, trattandosi di frontalieri questa volta debbono per forza venire dalle terre vicine al confine, dal varesotto, dal bergamasco e dal comasco soprattutto, dove l'Umberto miete la gran parte dei suoi voti. Che ci volete fare, a forza di tracciare confini si trova sempre qualcuno che sta più a Nord di noi e così l'Umberto si è trovato una buona volta ad indossare i panni del "terrone". Condividi