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ROMA - Ci sono anche gli 'altri' cristiani: quelli che, di fronte alla vicenda umana di Eluana Englaro e della sua famiglia, chiedono silenzio, preghiera e rispetto, sperano che la donna che da 17 anni e' tenuta in vita artificialmente da un sondino, possa andarsene in pace e senza clamore. Cristiani che non condividono la campagna a tutto campo ingaggiata dalla Chiesa cattolica italiana e dalla Santa Sede per la vita di Eluana e osservano preoccupati l'escalation del conflitto istituzionale tra premier e presidente della Repubblica, con minacciato cambio della Costituzione, che la sua vicenda sta provocando. E' questa, ad esempio, la posizione, dei protestanti, che ieri hanno accolto con costernazione e indignazione la decisione del Governo di procedere con un decreto d'urgenza sul caso Englaro. ''L'attivita' del Governo e del Parlamento italiano ci stupisce e ci preoccupa vivamente - ha affermato il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Domenico Maselli - Da una parte si vara un decreto d'urgenza per fermare i medici di Udine e quindi mantenere la vita biologica di Eluana Englaro; e dall'altra si compie un passaggio parlamentare che condanna alla clandestinita' sanitaria gli immigrati irregolari che, preoccupati di essere denunciati per illegalita' da un medico, metteranno a rischio le loro vite. Due scelte per noi eticamente sbagliate - aggiunge Maselli - perche' compiute nel nome di un principio ideologico astratto: la vita e la sicurezza. Ai principi ideologici astratti noi evangelici vogliamo contrapporre la pratica dell'amore e della compassione. Amore e compassione per Eluana e la sua volonta'; amore e compassione per gli immigrati che vivono in mezzo a noi ed ai quali, quando bussano alle nostre porte, i cristiani non possono che aprire l'uscio ed il cuore''. Negativo anche il commento della pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese: ''Con un gesto di forza suggerito e preteso dalle gerarchie vaticane - ha dichiarato - il Governo ha varato un provvedimento che umilia la laicita' dello Stato e ignora la volonta' di una persona e della sua famiglia. Ancora una volta nel nome di un astratto principio biologico si viola il principio dell'amore compassionevole nei confronti di chi, costretto ad una vita biologica che nulla ha a che fare con la grazia di una vita di relazione, chiede di morire con dignita'. Oggi l'Italia paga l'ennesimo prezzo al potere politico della chiesa cattolica. E' un brutto giorno per chi - anche cattolico - non e' d'accordo con l'etica clinica imposta dalle gerarchie vaticane: da oggi, mentre con la forza della legge si impone una scelta che invece va lasciata alla libera coscienza degli individui, siamo tutti meno liberi''. Tra questi cattolici, fedeli alla Chiesa ma che questa Chiesa vorrebbero vedere comportarsi diversamente di fronte al caso di Eluana, c'e' ad esempio il movimento cattolico per la riforma della Chiesa 'Noi Siamo Chiesa', che oggi ha diffuso una lettera aperta al presidente della Cei card. Angelo Bagnasco, per chiedere ''piu' silenzio, piu' preghiera e piu' affidamento alla volonta' di Dio ed alla sua misericordia'' sul caso Englaro e per criticare una Chiesa che pratica la ''logica del 'sabato' che Gesu' deplorava, usando cosi' una astratta e ideologica concezione della vita nel giudicare la situazione concreta della povera Eluana''. ''Ci addolora - scrive 'Noi Siamo Chiesa' il fatto che si voglia praticare la logica del ''sabato'', che Gesu' deplorava (Marco 2,27), usando cosi' una astratta e ideologica concezione della vita nel giudicare la situazione concreta della povera Eluana, che e' in una condizione di non-vita, senza coscienza e relazioni, senza alcuna speranza umana''. Per 'Noi siamo Chiesa', e' impossibile capire come la Chiesa e i cattolici possano ''avere una concezione della vita e della morte cosi' lontana dall'accettazione della volonta' di Dio, della sua misericordia e del percorso che egli ha deciso e che non si dovrebbe ostacolare, oltre ogni limite della ragionevolezza, con gli strumenti della tecnica sanitaria''. O ad esempio c'e' il parroco di Bagheria, don Francesco Michele Stabile, che ha chiesto nei giorni scorsi di ''lasciare andare Eluana Englaro con dolcezza''. ''Sono contro all'eutanasia - ha precisato - e credo che nessuna autorita' possa stabilire cosa e' la vita e cosa e' la morte per decreto generale. Le valutazioni devono essere fatte caso per caso. In questa storia c'e' stato un eccessivo scontro''. Ma, ha aggiunto, ''in questo caso, con qualche perplessita' che deve essere propria di un giudizio cosi' complesso, mi pare di potere dire che siamo davanti ad accanimento terapeutico. Senza certi accorgimenti tecnici, Eluana sarebbe gia' morta''. Oppure l'arcivescovo emerito di Foggia mons. Giuseppe Casale, che ha detto in un'intervista alla Stampa: ''Una vita senza relazioni, alimentata artificialmente non e' vita. Come cattolici dovremmo interrompere tutto questo clamore... E' giusto lasciarla andare nella mani di Dio. Invece di fare campagne bisognerebbe accostarsi con pieta' cristiana alla decisione di un padre''. Parole che, in fondo, non sono troppo lontane da quelle di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che ha chiesto di ''tacere e, per chi crede, pregare'' di fronte alla vicenda di Eluana. ''La morte - commenta un altro storico prete del 'dissenso', don Franco Barbero - arriva quando meno ce lo aspettiamo, e' 'come un ladro' ci avvisa la Bibbia, da qui l'invito a non aggiungere giorni alla vita ma Vita ai giorni. Eluana probabilmente risorgera' in tutti coloro che hanno la salute ma non vogliono vivere, che hanno la liberta' ma non se ne rendono ancora conto''. Condividi