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PERUGIA - Grande anche in Umbria l'indignazione per il decreto legge approvato in tutta fretta dal governo Berlusconi per impedire l'esecusione di una sentenza che pone fine aslla travagliata vicenda di Eluana Englaro. Decreto che non è stato controfirmato dal Presidente della Repubblica Giorgo Napolitano per ragioni di manifesta incostituzionalità. L'esecutivo però non si arrende e testardamente insiste sulla pericolosa strada intrapresa facendo convocare d'urgenza il Parlamento al fine far approvare un disegno di legge in materia, incurante del pericoloso conflitto istituzionale che ciò determina e che mette a rischio l'intero sistema democratico così come l'abbamo sin qui conosciuto. Del sentimento di indignazione che provano in questo momento tutti i democratici umbri si è fatta interprete la Cgil dell'Umbria che parla di "ferita lacerante nell'equilibrio e nel rispetto dei diversi ruoli degli organi dello Stato e nella coscienza del Paese". Nel metodo e nel merito la CGIL dell’Umbria ribadisce poi "una netta e ferma condanna nei riguardi dell’operato del Governo ed esprime solidarietà e sostegno al Presidente della Repubblica nelle sue funzioni di garante alla Costituzione" e di dichiara "vicina con profonda condivisione al dramma della famiglia Englaro che avrebbe diritto ad un rispettoso silenzio ed all’attuazione delle leggi e delle sentenze, secondo i principi di uno Stato di diritto". Ecco, comunque, il testo dell'incredibile decreto, così come è stato letto dal premier Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa ha avuto luogo al termine del Consiglio dei ministri: "In attesa dell'approvazione di una completa ed organica disciplina legislativa in materia di fine vita, l'alimentazione e idratazione in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi". Per risposta l'intera sinistra italiana si ritroverà unita domani pomeriggio, alle ore 17, davanti a Palazzo Chigi, per dare vita ad un sit in in difesa della democrazia nel nostro Paese. Condividi