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Walter Veltroni è calato in Umbria per portare il suo verbo al popolo pidino: oggi sarà per l’intera giornata nel perugino, viaggiando veloce fra Perugia, Deruta, Borgo Trevi e Bastia Umbra, cercando di disbrigarsi in una serie di incontri per forza di cose frettolosi e che anche per questo lasceranno probabilmente qualche interrogativo irrisolto. Le cose importanti dal punto di vista politico che aveva da dire le ha comunque anticipate in una lunga intervista rilasciata al Corriere dell’Umbria, che è stata raccolta da Lucia Baroncini, penna di punta del più diffuso quotidiani regionale, della quale riprendiamo le parti che hanno più attinenza con la nostra realtà. Va da se, comunque, che la questione trattata per prima, e non poteva essere altrimenti vista la sua attualità, è stata quella delle prossime elezioni, con riferimenti soprattutto alle europee e alla legge elettorale con la quale si vuole introdurre uno sbarramento al 4%. Il leader del Pd schiva abilmente il primo quesito postogli postogli dall’intervistatrice, ovvero se sia meglio favorire la governabilità, problema inesistente in Europa, oppure garantire democraticamente la rappresentanza dei partiti minori e il pluralismo. La sua risposta è che oggi la rappresentanza italiana nel Parlamento di Bruxelles è troppo frammentata e che lo sbarramento al 4% renderebbe perciò “più europeo” il nostro voto. Questo per il semplice fatto che analoghe misure ci sono già negli altri Paesi dell’Unione, e spesso anche più severe. E poi ritiene che “anche attraverso questa legge passi quella riforma della politica per la quale il Pd è nato”. Ma tutto ciò si è ripercosso nella coalizione di governo dell’Umbria (blocco di ogni confronto fra il Pd e i partiti che stanno alla sua sinistra), fatto che rende adesso più arduo ricostituirla in vista delle prossime consultazioni? Insiste a chiedergli l’intervistatrice. “Le alleanze per il governo delle città e dei territori – ha detto – nascono su programmi. Sarebbe sbagliato trasferire sugli enti locali le tensioni politiche e credo che nessuno anche nella sinistra radicale voglia farlo davvero”. Una tesi apparentemente scontata per quanto ovvia e che condividiamo, naturalmente, ma che espressa da lui suona (del tutto involontariamente, temiamo) come condanna senza appello per la prassi che è stata invece seguita dai dirigenti locali del suo partito. In Umbria, infatti, ai programmi non si è ancora fatto il minimo cenno, perché i maggiorenti umbri del Pd, malgrado la richiesta pressante in questo senso avanzata loro dai tradizionali “alleati” di sinistra, hanno preferito piuttosto discutere di candidature e di primarie. Per Veltroni, comunque, l’Umbria resta un esempio di buona amministrazione, un modello per il Paese. Da qui il richiamo ai lunghi anni di eccellente amministrazione che ha mirato alla coesione sociale, alla difesa dell’economia e del reddito dei cittadini e ad uno sviluppo coerente con le sue vocazioni. Ed in tutto questo sta a suo modo di vedere il modello umbro, reso tale anche dalla grande solidità delle compagini politiche. Ma tutto ciò - avverte – non basta più perché la crisi chiama a nuove e inedite sfide, a progetti coraggiosi per i quali occorre coniugare qualità, innovazione, ambiente e cultura: tipicità tutte che stanno nel patrimonio dell’Umbria. Certo, per vincere questa competizione ci vuole anche un governo nazionale che si renda finalmente conto della gravita della crisi che sta attraversano il Paese: c’è necessità di un piano serio e non di spot. Condividi