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“Gli atti del comune sono legittimi e corretti, rispettosi delle leggi e delle circolari del ministero dei Trasporti. Nulla è emerso perché nulla può emergere. Se dovesse essere provato che ci sono parti non omologate delle apparecchiature, il comune si costituirà parte civile, essendo parte lesa”. Quella del sindaco di Perugia Renato Locchi, questa mattina in conferenza stampa, è stata una difesa su tutta la linea della spinosissima questione dei T-Red. Affiancato dall’assessore alla Mobilità Antonello Chianella e dal comandante della polizia Municipale Nicoletta Caponi, il sindaco ha spiegato il quadro all’interno del quale si colloca la scelta dei T-Red, sciorinando numeri e principi: “Ad oggi sono state fatte 33mila multe, 17684 sono state quelle pagate, 7190 ricorsi al giudice di pace, 2milioni e 897mila sono l’incasso”. E a chi dice che le infernali macchinette sono state installate per fare cassa, Locchi risponde così: “Molti su questo parlano ma non hanno dati credibili: ad esempio dicono che il T-Red è messo per fare cassa. La cifra che viene dalle multe rappresenta appena l’1,35 per cento del totale delle entrate dei comuni. Con questa cifra noi faremmo cassa? E comunque quei soldi incassati li abbiamo usati, come prescrive la legge, per migliorare la viabilità: ad esempio nell’ultimo periodo abbiamo fatto nuovi marciapiedi per un chilometro e 420 metri.”. Il dato citato da Locchi (relativo all’incidenza delle multe sui bilanci) è quello comunicato nei giorni scorsi dal presidente dell’Anci nazionale Leonardo Domenici, una cifra che non dovrebbe essere molto lontana dalla realtà perugina. Durante la conferenza stampa il sindaco ha voluto spazzare via ogni ombra dalla sua amministrazione per l’affare dei semafori “intelligenti”, dicendosi pronto, una volta che ci sarà una sentenza di un tribunale o una direttiva del Ministero, a risarcire i cittadini: “Ad oggi – dice il sindaco - ci sono le sentenze che danno ragione al comune, anche quella della Cassazione che sostiene come le modalità di accertamento delle infrazioni fossero regolari. Vedremo che succede, comunque non è che la procura di Verona sia il tribunale internazionale dell’Aia. Laddove qualche tribunale ce lo dirà comunque, restituiremo questo 1,35 per cento delle nostre entrate. Non sarà certo un problema”. Locchi ha poi voluto spiegare come la scelta di installare le discusse apparecchiature rientri in un quadro più ampio di scelte politiche: “I T-Red rientrano dentro un progetto generale della città, una città europea e ordinata, civile. Il principio di legalità e ordine per noi è fondamentale, e i T-Red rientrano in questo quadro. Grazie al fatto che abbiamo, laddove possibile, sostituito l’uomo con la tecnologia, abbiamo potuto liberare risorse umane per alcuni scopi importanti: stiamo vigilando più attentamente il centro storico, abbiamo fatto 13mila controlli edilizi, abbiamo vigilato sul fatto che i locali del centro rispettino l’ordinanza che impone loro di chiudere alle 2, e potrei andare oltre. Se vogliamo fare tutte queste cose è opportuno e saggio e buona cosa che siano fatte dalle persone in carne ed ossa”. Locchi ha poi voluto sottolineare che le queste soluzioni adottate “hanno avuto l’attenzione della civile Europa che ha contribuito con dei finanziamenti. Non credo che in Africa sarebbe potuto succedere. Poi – ammette poi il sindaco – è ovvio che tutto poteva essere fatto in maniera più attenta. Ribadisco che se qualcuno ci dirà che abbiamo sbagliato, risarciremo i cittadini”. Sulla bontà delle scelte fatte però, Locchi non torna indietro. Con una battuta ha detto come lui ritiene ancora “che con il rosso non si debba passare” e che, fino a quando ci sarà lui, sui T-Red non si tornerà indietro. “Poi – ha detto – la palla passerà alla prossima amministrazione”. Qualche numero poi Locchi lo ha voluto dare sul nuovo sistema di rilevamento installato: “C’è stata una netta diminuzione delle infrazioni: 600 in 37 giorni”. “Oggi – ha concluso poi il sindaco – ci sono questioni più importanti da trattare, come i 60 dipendenti della Limoni che stanno rischiando il posto. Il 92 o il 93 per cento dei perugini non è stato toccato dal problema T-Red, poi è ovvio che in campagna elettorale questo tema venga montato”. Condividi