Da Napoli a Terni , fino a Perugia, forte in questo clima “ pseudo” emergenziale, è la discussione sul che fare dei rifiuti in Umbria in prospettiva del varo del nuovo piano regionale dei rifiuti.
Purtroppo come succede spesso, le situazioni emergenziali, reali o meno, amplificate ad arte portano a scelte e prospettive affrettate e parziali.
Sui rifiuti e sulla loro gestione, si fa un gran parlare da anni ed è un problema che investe tutto il mondo, in modo particolare i paesi opulenti. Non esiste un unico approccio, inoltre le innovazioni tecnologiche impongono continuamente di rivedere decisioni prese in
precedenza. Quello che non cambia molto, e si potrebbe cambiare, è la classificazione del rifiuto, dove la maggior parte è fatto di materiali riciclabili e riutilizzabili.
La discussione è aperta anche sul versante del residuo, e vorrei puntualizzare che residuo dovrebbe essere la parte terminale dopo tutti i
passaggi che le Leggi ci impongono e soprattutto che ci dovrebbe imporre il buon senso. Che fine gli si fa fare? Discarica o incenerimento? Da noi è cominciato il balletto mediatico, l’inceneritore è
indispensabile per prevenire una situazione emergenziale. . . .bene prevenire ma è logico cominciare ad affrontare la questione dalla fine?
La sede più appropriata e che può fornire gli strumenti di cui abbiamo bisogno è la discussione e la messa a punto del nuovo piano regionale
dove un approccio globale e che coinvolge tutti i diretti interessati, dalle istituzioni alle società che gestiscono il servizio fino ai cittadini che sono poi i protagonisti indispensabili per la riuscita del
progetto. Ebbene, lo stiamo facendo?
Inoltre è determinante che si affronti il tema con una predisposizione culturale aperta, che implichi una visione nuova del “ problema” se di
problema vogliamo parlare, legata alla società. Un approccio che fuoriesca dalle aride e totalizzanti categorie economiche che condizionano fino all’esasperazione le scelte e non lasciano nessuno
spazio a richieste legittime di tutela, promozione e affermazione della salute e dell’ambiente salubre di vasti strati di lavoratrici e
lavoratori e delle popolazioni che subiscono in prima persona le scelte.
Ho qualche dubbio che il binomio raccolta differenziata ed incenerimento vadano bene insieme. Sappiamo che il potere calorico dei prodotti è fondamentale per il funzionamento di questi impianti: quali prodotti
danno una forte garanzia, se non carta plastica gomma legno, tutti materiali che possono essere nella maggior parte dei casi essere
recuperati a monte. Non voglio entrare sulle emissioni e sullo smaltimento delle ceneri che
poi devono essere collocate su una discarica speciale, questo è un tema delicato e anche le tecnologie più avanzate non garantiscono fino in
fondo, Terni insegna, ma è chiaro che il costo va quantificato e messo
nel piatto. Altra riflessione va fatta sui tempi di realizzazione tre, quattro,
cinque anni, punto interrogativo ed i costi per la realizzazione e la manutenzione? senza mai dimenticare le ridotte quantità che potrebbero
essere conferite, a meno che ….?
Ma ci sono altri approcci possibili? parlo sempre di residuo, perché purtroppo in molti pensano alla riduzione a monte ( Imballaggi) e alla
raccolta differenziata sempre come filosofia, poi nella pratica non sempre le scelte pensate trovano i supporti necessari per cogliere l’obiettivo. Ci sono ma non se ne discute abbastanza, parlo del trattamento a freddo o Trattamento Meccanico Biologico. Potremmo
parlarne, verificare se è percorribile se è ingestibile se è tutto fumo?
Siamo ancora in tempo per aprire una discussione seria senza pregiudizi e
coinvolgendo realmente i protagonisti, se facciamo questo eviteremo non
solo l’emergenza ma la cattiva abitudine di calare dall’alto scelte che
andrebbero condivise e partecipate.
Se apriamo una busta di plastica prima di metterla nel cassonetto, ci
accorgeremmo che se togliamo l’organico, quel prodotto ottimo per
produrre compost o biogas, ciò che rimane più o meno i due terzi, per la
maggior parte sono tutti recuperabili o riciclabili, per separarli è
impegnativo e faticoso ma non impossibile, e sarebbe più facile se coloro
che praticano questa abitudine alla fine fossero ricompensati pagando
solo i rifiuti che devono essere trattati e non quelli recuperabili, è
l’uovo di colombo?
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