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ISOLA POLVESE – Una grande fornace, perfettamente conservata, di epoca medievale, è tra i rinvenimenti più significativi della campagna di scavo archeologico, condotta dall’Università di Perugia (Dipartimento Uomo e Territorio), tra la primavera e l’autunno 2008, presso l’area del complesso monastico di San Secondo, ad Isola Polvese. Grazie ad una convenzione stipulata tra la Provincia e l’Ateneo perugino, sotto la direzione di Paolo Braconi, docente di Antichità romane e di Storia dell’alimentazione del monto antico, e di Donatella Scortecci, docente di Archeologia Medievale, sono state compiute accurate indagini che hanno condotto alla scoperta di interessanti presenze archeologiche, attualmente in corso di analisi e definizione. Scenario dei rinvenimenti l’area dove sorge l’ex convento degli Olivetani che la Provincia di Perugia ha sottoposto ad un’importante opera di ristrutturazione e recupero funzionale. Le indagini archeologiche si sono concentrate in particolar modo nell’area dell’antico chiostro e nella cripta dell’antica chiesa. Dell’esistenza del chiostro si era persa la memoria, in quanto per lungo tempo aveva avuto una destinazione agricola. E proprio effettuando gli interventi di pulizia e rimozione della terra presente nell’area, sono state messe in luce delle murature di forma semicircolare, messe ben presto in collegamento con una grande fornace, per altro perfettamente conservata. Nel corso dell’asportazione dell’interro (che ne ha permesso anche la conservazione), per giungere fino al piano di calpestio, sono stati rinvenuti interessanti frammenti ceramici e di ferro, nonché un bel vaso globulare di età medievale (maiolica arcaica), pressoché integro. A detta degli esperti quella della fornace è una scoperta importante, non solo per lo straordinario stato di conservazione, ma anche per l’eccezionalità del rinvenimento. Infatti pochissime sono le fornaci medievali rinvenute, non solo in Umbria, ma anche in contesti territoriali più ampi. Resta ancora da stabilire quale fosse la destinazione d’uso, se per produrre ceramica, laterizi o vetro. «In ogni modo – spiegano i ricercatori - costituisce un importante aggancio cronologico per la datazione delle strutture che ad essa si sovrappongono, chiostro incluso. Serviva senz’altro per l’economia del monastero, ma forse anche per tutta l’isola. Ulteriori informazioni verranno dallo studio dei dati di scavo e dal proseguimento dell’indagine archeologica”. Sempre nella zona del chiostro, sotto uno strato di terra di poco più di 40 cm, sono state rinvenute alcune sepolture ricavate direttamente sul banco di roccia originario, due delle quali quasi completamente integre. Tutti gli inumati erano deposti con le braccia lungo i fianchi e con la testa rivolta a ovest. E’ lecito supporre che le sepolture proseguissero per tutta l’area interna al chiostro. Anche la cripta, come detto, ha riservato interessanti sorprese durante gli scavi. Nell’area absidale, al di sotto di uno strato di terra molto compatta, coperta da una piccola pietra, è stata rinvenuta una fossa contenente delle ampolline di vetro, delle quali solo due risultavano intatte al momento del rinvenimento. “In attesa dei risultati provenienti dallo studio dei reperti – spiegano gli archeologi - si può senz’altro affermare che si tratta di una deposizione rituale di oggetti di culto, di norma destinati ad accogliere reliquie ex contactu, ovvero essenze liquide, come oli, santificate tramite il contatto con oggetti o corpi santi, secondo una pratica devozionale antichissima, risalente ai primi tempi del Cristianesimo. Per quanto riguarda la loro cronologia crediamo che appartengano alle fasi più antiche dell’edificio religioso, ovvero alla fine dell’altomedioevo (forse IX-X)”. Tornando ai rinvenimenti della cripta, va segnalata una moneta in lega, che purtroppo non si presenta leggibile, e, accanto, una chiave in ferro, oltre a frammenti di intonaco e rari frammenti ceramici ascrivibili ad un periodo compreso tra il basso Medioevo ed il Rinascimento. “I risultati fin qui ottenuti – commenta soddisfatto l’assessore provinciale all’ambiente Sauro Cristofani – sono un valore aggiunto per un patrimonio a cui l’Ente è molto legato e sul quale sta puntando con un complesso progetto di recupero e riutilizzo”. Le ricerche archeologiche ad Isola Polvese non si fermano qui, in quanto è in programma per la prossima primavera la seconda campagna di scavi. Condividi