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Se per Saverio Borelli il triplice imperativo era “resistere, resistere, resistere”, per Stramaccioni è invece “Discontinuità, discontinuità, discontinuità”. Alberto Stramaccioni, segretario provinciale del Pd perugino, questo concetto lo ripete per ben tre volte in un passo dell’intervista pubblicata sul numero di questo mese di Micropolis. Un colloquio a tutto campo dove il segretario non risparmia bordate al suo partito, all’amministrazione regionale e a quella che ha retto Perugia nel corso degli ultimi dieci anni. E proprio da un giudizio, in chiaroscuro, sull’operato dell’amministrazione regionale parte l’intervista al segretario: “Credo – dice – che di riforme importanti nel periodo non se ne siano viste. Nonostante le difficoltà del contesto, credo che qualcosa di significativo si potesse fare: per esempio si poteva rendere la macchina pubblica più utile allo sviluppo della regione, una risorsa piuttosto che un peso. [...] nonostante i tanti finanziamenti europei e nazionali (a partire da quelli per il terremoto), non c’è stata una modernizzazione dell’assetto produttivo del nostro territorio , né si è prodotto un rinnovamento del sistema politico-istituzionale”. Più che concentrarsi sul passato, il plenipotenziario del Pd provinciale sembra più interessato a dare prospettive per il futuro: “Su questi temi – chiosa però il segretario – nel Pd siamo abbastanza arretrati e divisi come centrosinistra e come Pd”. Per costruire ipotesi per il futuro delle città, c’è bisogno però di una cultura politica forte, proprio quello che, nelle parole di Stramaccioni, sembra mancare al Pd: “E’ la giustapposizione di due organismi distinti: dire che non c’è amalgama è un eufemismo. Fino ad oggi è solo uno scheletro a cui mancano muscoli, cuore, articolazioni e anima”. Praticamente Stramaccioni si sente il segretario di un partito fantasma. Capitolo primarie, e qui si sa come la pensi il segretario, fortemente contrario a tutto ciò che possa spaccare il partito: “Sono ammissibili – dice – primarie di coalizione, ma il Pd deve avere un solo candidato. Io sarei dell’idea di evitarle del tutto”. Insomma, le parole d’ordine sono smussare, arrotondare, attutire. Forse Stramaccioni considera il Pd troppo debole per reggere l’urto di una competizione serrata di idee: il rischio di sgretolamento sarebbe dietro l’angolo. Anche se, ad opinione di chi scrive, i “bagni di sangue” potrebbero essere salutari. Ci si confronta, anche aspramente, attorno a idee e proposte. Finita la battaglia però, si esce con una linea chiara da seguire. Tenere tutto dentro, smussare sempre e comunque, potrebbe annacquare ancora di più un brodino già poco corroborante. Ma questo, come detto, sono solo le opinioni di chi scrive. Stramaccioni poi, nel corso dell’intervista, sostiene la necessità di formare una coalizione più larga possibile, con l’obbiettivo di scongiurare l’incubo del ballottaggio: “Nei giorni scorsi – dice – ho comunicato un dato banale: senza una coalizione unita al primo turno si rischia molto”. “Quanto alla discontinuità di uomini – dice Salvatore Lo Leggio al suo intervistato – non vediamo nei diversi comuni presenze nuove significative. Per fare un esempio, si può ragionevolmente sostenere la costruzione di nuovi centri commerciali?”. La risposta di Stramaccioni fa intuire, anche se non è una novità, come lui consideri il candidato sindaco di Perugia Wladimiro Boccali non proprio un campione di quella discontinuità da lui tanto cercata. In netta contrapposizione con Giacomo Leonelli (coordinatore comunale dei democrats), secondo cui Boccali rappresenta invece un elemento di grande novità. “Non è facile – dice chiaramente Stramaccioni – riorientare la cosiddetta politica del mattone o quella dei centri commerciali senza una nuova classe dirigente, ma per averne una degna di questo nome sarà necessaria una battaglia politica a tutto campo. C’è anche la necessità di una regione forte e autorevole. Ora si discute di 30 o 36 consiglieri, ma non c’è una produzione legislativa di spessore. In compenso il Comune di Perugia è capace di fare in pochi anni 85 varianti al piano regolatore”. Più chiaro di così. Condividi