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di Nicola Bossi Assessore Cristofani: il suo nome di fatto è nel borsino dei possibili candidati alla presidenza della Provincia di Perugia per il Pd. Cosa pensa di avere e di dare in più ai cittadini rispetto agli altri candidati? Il fatto che il mio nome sia entrato nella rosa dei potenziali candidati alla Presedenza della Provincia di Perugia non può che darmi un immenso piacere e mi piace pensare che questo sia avvenuto per il lavoro da me svolto nella pubblica amministrazione in questi anni. Non mi piace contrappormi agli altri nomi della rosa, che sono tutti amici che rispetto e che conosco da anni. Posso solo dire che la Provincia di Perugia, come tutte le altre province d'Italia, è chiamata a ripensare profondamente al suo ruolo se si pensa che da più parti si teorizza la soppressione di questo ente. Deve essere in grado di rispondere in maniera adeguata alle nuove sfide che attendono sia i nostri cittadini che le nostre imprese, spingere sull'innovazione per fornire servizi più efficenti al passo con i tempi che la globalizzazione ci chiede, sfruttando al meglio le tecnologie dell'informazione e puntando sul valore della persona per valorizzarne il contributo. La Provincia deve svolgere fino in fondo la sua funzione che più le è propria, quella di coordinatore territoriale e protagonista dello sviluppo economico ed ambientale promuovendo alleanze ed accordi con tutti i soggetti che operano nel nostro territorio. Deve saper creare un rapporto privilegiato fra la nostra realtà territoriale, imprenditoriale ed istituzionale e quella di altri paesi per aiutare le nostre imprese a penetrare nei mercati esteri. La nostra terra è una preziosa gemma che ci è stata donata per goderne e conservarla per impedirne uno sfruttamento selvaggio, ma si deve avere la forza di comprenderne le potenzialità per trasformare l'ambiente in un'occasione di sviluppo. Primarie: che campagna elettorale farebbe e soprattutto se non fosse lei candidato ufficiale del Pd, proverebbe lo stesso l'aventura? Le primarie sono nate con lo scopo di far partecipi i cittadini alle grandi scelte che devono fare i partiti, ovviamente senza confusione dei ruoli. E credo che questa scelta sia al passo con i nostri tempi che ci consegnano un cittadino sempre più informato e che per questo vuole essere anche protagonista. Ma le primarie non devono essere uno strumento per appagare l'ambizione di un singolo, ma la candidatura alle primarie deve rappresentare la capacità di proporre un proprio programma unita ad una rappresentatività territoriale legame con il territorio. Perciò la campagna elettorale alle primarie non pùò che avere nel contatto con i cittadini il suo asse portante, di far conoscere il proprio programma lasciandolo però aperto anche al confronto. Così imposterei la mia campagna per le primarie attento alle decisioni del pertito ma consapevole che il giudice ultimo sono i cittadini stessi. Cosa lei piace e cosa non le piace del Pd di oggi a livello locale? IL PD è un soggetto politico di appena un anno di vita e nella sua giovane età se ne ravvisano le difficoltà. Mai nessuno aveva provato fino ad oggi a fondere due partiti e da questo punto di vista l'esperienza non ci aiuta e se vogliamo capirne le difficoltà basta buttare l'occhio in quello che sta succedendo in qusto periodo nella PDL. Ma il progetto ha una sua prospettiva come ha dimostrato il successo, in termini di consensi, ottenuto alle elezioni politiche dell'anno scorso. Nel progetto c'è la speranza di un paese che ha un disperato bisogno di una stagione di riforme. Quello che oggi sta appesantendo il PD è il non aver completato la sua originale elaborazione politica, non liberando così tutte le nuove energie che invece si sono create in questo periodo. Le varie anime culturali che sono all'interno del partito non si devono attardare sull'organizzazione dei singoli, ma devono portere idee nuove in sintonia con le aspirazioni dei cittadini e capaci di rispondere ai nuovi bisogni si a livello nazionale come a livello locale. Coalizione: andare oltre l'ex Unione oppure trovare un accordo sui programmi con la pregiudiziale Udo o Prc? Credo che la prticolare situazione che stiamo vivendo, con le conseguenti gravi problematiche economiche, obbligano tutti i partiti ad affrontare i programmi non in chiave ideologica, ma a stilarne dei nuovi che siano in grado di affrontare i problemi che la società umbra, ma soprattutto i nostri concittadini e le nostre imprese, sono costretti ad affrontare quotidianamente. Non mi piace la contrapposizione per escludere, ma vorrei vedere nei fatti quello che unisce da quello che divide. Oggi la gente ci chiede un ancor di più di progetti e di risposte piuttosto che una mera enunciazione di principio. Il caso Villari da questo punto di vista è emblematico, un attaccamento morboso ad una carica istituzionale, calpestando ogni regola democratica, sta passando nella totale indifferenza della gente, attratta purtroppo da altri problemi. Infine: se puàò rispondere, chi sono i suoi grandi elettori? E quanto pesa per lei la nomea di essere sodale di Cozzari? Non mi sento sodale di nessuno, ma ho sempre cercato, facendo politica, di seguire la strada migliore per consegiure il bene comune. Con Giulio Cozzari mi lega un'amicizia più che ventennale e devo a lui molte delle mie fortune in politica, ma con la nascita del PD le nostre strade si sono divise e nessuno dei due è riescito a convincere l'altro della bontà del proprio progetto. Rimane l'affetto di un'amicizia vera e sincera ma non il percorso politico. Quanto poi ai miei grandi elettori conto sempre nel rapporto diretto con i cittadini Condividi