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di Stefano Vinti Armando Cossutta fece la scissione di Rifondazione su una questione non secondaria: era giusta la nostra partecipazione ad un governo riformista? Insomma, quella posto non era una questione di poco conto. Franco Giordano invece non trova di meglio che fare che la scissione dal Prc sul cambio del direttore di Liberazione. Un giornale che vende 5mila copie giornaliere con un partito, in questo caso la maggioranza di Rifondazione, quotidianamente oggetto degli strali e delle critiche del giornale, costretto a risanare per milioni di euro i debiti frutto della gestione di Sansonetti stesso. C’è da domandarsi se tutto questo sia una cosa seria o se invece Giordano e i suoi ragazzi siano in preda ad una sorta di isterismo dovuto alla non accettazione delle regole democratiche, nel momento in cui in maniera incredibile sono riusciti a perdere un congresso che con quei numeri non poteva che essere vinto. Dal dramma alla farsa. Annunciare la scissione di Rifondazione, la più forte formazione della sinistra, perché la direzione del giornale è affidata ad uno dei più autorevoli esponenti della sinistra Cgil (che, è bene ricordare, il 12 dicembre ha indetto da sola uno sciopero generale contro la crisi e contro le destre) ha dell’incredibile. La sensazione è che questa scissione sarà molto simile a quella già perpetuata a suo tempo dai Comunisti unitari. Qualcuno se ne ricorda? L’ennesima scissione in nome dell’unità della sinistra. Io credo invece che sia una scissione per qualche seggio di parlamentare europeo. Parlamentare europeo che naturalmente sarà deciso e determinato da Claudio Fava di Sinistra democratica. Questo perché i grandi scienziati della politica che seguono il pifferaio rosso e Franco Giordano, non troveranno altra collocazione che quella subordinata alle posizioni di Sd. Sinceramente non mi sembra una straordinaria prospettiva politica, e sicuramente la costruzione dell’ennesimo partitino di sinistra non è evocata né dal movimento né dai lavoratori né dall’opinione diffusa delle donne e degli uomini di sinistra. Invece credo che pur nelle articolazioni inevitabili delle posizioni ci sia spazio dentro Rifondazione per una azione positiva che parta dalla necessità di ritornare utili socialmente, modificando la pratica e gli obbiettivi della nostra azione quotidiana, e riconoscendo il nostro partito non autosufficiente per la sfida che i processi di trasformazione sociale ed economica ci impongono. C’è pertanto la necessità della costruzione di relazioni stabili e plurali con tutti coloro che si muovono a sinistra del Partito democratico. Da ciò la nostra proposta di costituzione di coordinamenti della sinistra a livello locale e nazionale. Con o senza Giordano la nostra lotta prosegue, anche perché non mi sembra che il proletariato internazionale si stia strappando i capelli per la sostituzione di Sansonetti e la fuoruscita di Giordano e dei pifferai rossi. Condividi