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Scaldare con le biomasse di origine vegetale i locali pubblici dell'Isola Polvese. E' questa la nuova sfida eco-sostenibile - altro che inceneritore e diossina - della Provincia di Perugia. Ciò che si intende fare è ottenere energia sottoforma di calore attraverso i residui delle potature dell'oliveto, il legname della lecceta e della sponda lacustre. In pratica si prevede di realizzare una filiera energetica corta che sfrutti il potenziale legnoso per la produzione di calore da utilizzare negli edifici presenti presso l’Isola. Il progetto è stato preceduto da uno studio di fattibilità che ha analizzato le potenzialità di materia prima di derivazione agroforestale presenti nel comprensorio del Trasimeno e nello specifico presso Isola Polvese, quantificando la materia prima e ipotizzandone gli usi. L’uso di biomassa di origine agricola per il riscaldamento degli ambienti pubblici dell’isola, con conseguente ottimizzazione delle risorse legate alla filiera di produzione dell’olio, risulta una soluzione ottimale per una migliore salvaguardia del contesto naturalistico. Considerando le 2.000 piante potate annualmente, su un totale di 6.000 e la quantità media di cippato ricavato per pianta (da 17,8 a 26,6 kg/pianta) si arriva ad una quantità di circa 52 tonnellate di potature fresche. Sulla base di questi dati e considerando che per essere riscaldata una casa non ben coibentata richiede circa 130 kWh/m2, che per ogni kg di cippato di olivo (al 30% di umidità) si hanno circa 3,1088 kWh e che in totale il cippato (derivante dalle potature di olivo) prodotto sull'Isola Polvese dovrebbe essere circa 52,3 tonnellate, si ricava che con le sole potature si riuscirebbe a scaldare una superficie di 1.252,92 m2. Condividi