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FRANCO TOMASSONI (Pd – Relatore di maggioranza): “LA PRODUZIONE UMBRA RAPPRESENTA IL 10 PER CENTO DI QUELLA NAZIONALE. L’acqua costituisce un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Questo quanto promulgato dalla Commissione europea nel 1968 e concetto fatto proprio dal Consiglio d’Europa. E’ sempre più necessario trovare un approccio corretto sul suo utilizzo . Un tema sul quale l’Umbria deve continuare ad investire e che non riguarda soltanto i singoli, ma investe anche l’economia, l’agricoltura e l’industria. La politica regionale, pertanto, deve puntare al risparmio e alla lotta agli sprechi, migliorando la rete di acquedotti, tenendo sotto controllo sorgenti ed acque interne. Questo consentirà di affrontare meglio la crisi idrica dovuta alla scarsità delle piogge. Per questo, la ricerca, la coltivazione e l’utilizzo di acque minerali, naturali, di sorgente e termali, essendo materia riconducibile alla potestà legislativa residuale, necessita di una specifica disciplina volta a trovare un giusto equilibrio tra la possibilità di sfruttamento e le esigenze di tutela di una risorsa appartenente al nostro patrimonio. L’Umbria, con le sue 16 acque minerali commercializzate, ha una produzione che la colloca stabilmente intorno al 10 per cento di quella nazionale. Gli operatori del settore sono 10 e tutti hanno rispettato i programmi annuali dei lavori per il 2005. I 12 stabilimenti di imbottigliamento presenti nella regione occupano 388 dipendenti (nel 2004 erano 382). A questi si aggiungono i lavoratori dell’indotto, addetti ai trasporti, commercializzazione, distribuzione, che si possono stimare in altrettante unità. Il consumo complessivo delle acque minerali nel 2005 è stato di 1 milione 255 metri cubi (portata media di 39,8 litri secondo di acqua minerale utilizzata per l’imbottigliamento), mentre il volume di imbottigliamento è pari a 1 milione 56 metricubi (differenza dovuta per il lavaggio e risciacquo delle bottiglie). La Regione Umbria percepisce annualmente circa 115 mila euro per i diritti minerari di superficie e circa 630 mila euro per i volumi di acqua utilizzati. In Umbria ci sono sette sorgenti termali. Due i centri termali realmente operativi nella regione: le terme Francescane nel comune di Spello e le terme di Fontecchio”. RELAZIONE LUPINI (PRC) Le nostre richieste non sono figlie di un approccio ideologico, come è stato detto, ma piuttosto ci rifacciamo ad una legge dello stato la legge Galli, che indica chiaramente che le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e vanno salvaguardate e utilizzate secondo criteri di solidarietà. E’ da qui che siamo partiti con le nostre proposte, dal concetto che l’acqua è una risorsa pubblica e deve essere utilizzata attraverso principi di solidarietà verso tutto il territorio, non soltanto sulle zone interessate. Bene, quindi, la proposta di legge di ripubblicizzazione dell’acqua, intesa come bene non mercificabile, come diritto universale, con equilibrio tra prelievi e capacità di ricostituzione dei bacini, di salvaguardia degli ecosistemi e di controllo sul rilascio delle concessioni. Anche perché, a fronte di un budget complessivo di 200 milioni di euro, il numero di addetti al lavoro nel settore è abbastanza limitato. Inoltre il Piano acquedotti indica come priorità assoluta l’uso potabile rispetto a qualsiasi altro utilizzo, quindi anche rispetto all’imbottigliamento. E il Piano di tutela delle acque, benché anch’esso da tempo scaduto, individua come punti fondamentali da salvaguardare le portate minime dei corsi d’acqua, la quantità e la qualità degli habitat naturali, inoltre stabilisce i limiti che riguardano i permessi di ricerca e l’obbligatorietà del parere dell’Arpa. Il punto fondamentale, secondo noi, è quello che la concessione debba essere rilasciata attraverso una procedura di evidenza pubblica e tenga conto della valutazione sulla ricaduta nei territori, ovvero sulla salvaguardia degli stessi e sullo sviluppo possibile. Altro aspetto positivo della legge è quello per cui la denominazione debba essere di pertinenza rispetto alla concessione, che impedisce percorsi poco trasparenti con acque imbottigliate altrove rispetto al luogo indicato. Infine rivendichiamo la giustezza del fatto che anche le tariffe siano aggiornate: le aziende contestano quella di 1 euro per metro cubo, ma è una tariffa ancora modesta, come dimostrano gli esigui introiti a fronte di miliardi di metri cubi prelevati, altro che “la Regione vuol fare cassa”, come è stato detto. E in linea con quanto abbiamo affermato aggiungo che siamo comunque favorevoli ad una riduzione del 50 per cento della tariffa per chi usa il vetro, che è riciclabile al 100 per cento e non inquina. Condividi