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PERUGIA - Sono stati presentati questa mattina, alla Sala d'Onore della Giunta Regionale di Palazzo Donini, i risultati dell'analisi condotta dalla sezione umbra dell'Associazione nazionale cooperative di servizi e turismo (Ancst) di LegaCoop sul fenomeno migratorio all'interno del mondo cooperativo umbro. Il meeting informativo, promosso dalla redazione del periodico Impegno sociale e da Ancst LegaCoopUmbria, è stato l'occasione per presentare ed analizzare i dati raccolti nel 2007 nelle cooperative di Ancst caratterizzate dalla presenza di lavoratori stranieri tra i propri dipendenti (55 su 160), attraverso un'inchiesta che si è soffermata su tre aspetti fondamentali del fenomeno migratorio in ambito lavorativo: partecipazione societaria e tipo di rapporto di lavoro, inserimento societario e provenienza in rapporto al genere, problemi riconducibili alla presenza di migranti all'interno della struttura cooperativa. “Con questo studio – ha esordito Vladimiro Zaffini, responsabile Cooperazione sociale Ancst Umbria – ci siamo voluti avvicinare al 'pianeta immigrazione' visto dalla prospettiva del mondo cooperativo, un'esigenza dovuta al fatto che di anno in anno è sempre crescente la presenza di lavoratori stranieri all'interno delle nostre cooperative, con una quota che ad oggi ha raggiunto l'8,4% della base lavorativa”. Dall'analisi presentata questa mattina emerge che la percentuale di lavoratori immigrati è più alta nelle cooperative di supporto rispetto a quelle di lavoro (17,4% contro il 6,8%, con le prime che sono caratterizzate da una maggiore stagionalità dell'occupazione) e che i lavoratori stranieri sono impegnati in mansioni produttive e non ricoprono ruoli amministrativi. Per quanto riguarda la provenienza, Marocco e Perù sono le nazioni più rappresentate (15% e 14% del totale), mentre sul versante della differenza di genere è predominante la presenza femminile almeno nelle cooperative di lavoro (con una media del 60,7% in cui spicca il dato del 94% in riferimento alle cooperative che offrono servizi socio-sanitari). “Il dato però si differenzia a seconda della tipologia di cooperativa – sottolinea Marta Paciola, coordinatrice del gruppo che ha promosso l'indagine – perché nelle cooperative di servizio in maggioranza abbiamo donne provenienti dall'Europa del centro est, mentre nelle cooperative agricole il dato si inverte e la maggioranza è composta da uomini originari del nord Africa”. Dopo una prima fase dell'inchiesta dedicata alla raccolta dei dati, “abbiamo proceduto con una serie di interviste ai responsabili delle cooperative, che ci è servita per arrivare ad affrontare anche alcune delle problematiche che si manifestano”. Tra queste, le più sentite sono legate alla lingua e alla burocrazia, che rappresenta “un freno per l'assunzione e la stabilizzazione dei dipendenti stranieri”. Lavoratori che, da parte loro, “si affidano alla cooperativa – ha concluso Sandro Corsi, direttore del periodico Impegno sociale – come se fosse una comunità o una famiglia, riconoscendo così la sua peculiarità di soggetto d'impresa basato sulle relazioni umane”. IL FENOMENO IMMIGRATORIO E LA REALTA’ COOPERATIVA A cura dei volontari di servizio civile: Marta Paciola, Marcello Cresta, Stefania Rocchi e Tania Ceppitelli. Legacoop Umbria ha attivato, per l’anno 2006-2007, il progetto di servizio civile “Pianeta Immigrati” finalizzato all’analisi della presenza di lavoratori stranieri impegnati nelle Cooperative. Delle 164 Cooperative associate alla Lega, sono circa 55 quelle che contano nell’organico personale immigrato mentre le cooperative che è stato possibile censire ed analizzare, grazie alla disponibilità dimostrata rispetto ai questionari ed alle interviste, sono 29. Analisi quantitativa L’analisi quantitativa che è stata condotta attraverso un questionario di ricerca preliminare, inviato a tutte le cooperative con immigrati, ha evidenziato un’incidenza del 6,8% dei migranti sull’organico totale delle cooperative di lavoro2 censite; la percentuale sale al 17,4% nelle cooperative di supporto3 dove i lavoratori stranieri sono 104 su un organico totale di 596 unità. Da una stima, calcolata sulla base del valore di produzione delle cooperative analizzate, risulta che ci sono 946 stranieri inseriti nelle cooperative associate su un totale di 9305 lavoratori stimati, con un’incidenza del 10%. Nel settore delle cooperative di lavoro censite, tutte facenti capo all’ARCST eccetto la Vetreria Piegarese e la Cooperstudio, un dato significativo sul livello di integrazione e partecipazione degli immigrati nella realtà cooperativa, è rappresentato dal fatto che l’86,5% dei lavoratori stranieri sono soci della cooperativa, e l’85,7% sono inquadrati in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato; si tratta di percentuali superiori rispetto a quelle calcolate sul totale dei lavoratori: la percentuale dei lavoratori soci scende infatti al 74,5% e quella dei rapporti di lavoro a tempo indeterminati all’83,5%. Per quanto riguarda le provenienze, nell’ambito delle cooperative di lavoro le due macro aree geograficamente più presenti sono l’Europa centro – orientale (36%) e l’America del Sud (27%); nelle cooperative di supporto invece i lavoratori stranieri provengono prevalentemente dall’Africa: il 65% dal nord e il 16% dalla zona centrale del continente. Da notare che la comunità della Costa d’Avorio, solo 37° nella graduatoria nazionale, occupa un posto significativo nelle cooperative censite: su quarantatre nazionalità presenti, quella della Costa d’Avorio è una delle poche a raggiungere le 38 unità e risulta seconda,quanto a presenze, solo al Marocco (104 migranti), al Perù (55 migranti), e all’Albania (49 migranti). Questo dato testimonia due fenomeni emersi e confermati anche nel corso delle interviste: le comunità immigrate tendono a rimanere compatte all’interno del mercato del lavoro attraverso uno strumento di comunicazione, efficientissimo tra gli stranieri, che è il “passa parola” (gli ivoriani sono tutti occupati presso la Servizi Associati); le cooperative si affidano ai lavoratori migranti già inseriti per la ricerca di nuovo personale affidabile. La stessa riflessione può essere fatta con riferimento alla considerevole presenza nelle cooperative dei peruviani che, a livello regionale, costituiscono solo l’ottava comunità. Condividi