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Poco più di un mese fa, il 4 novembre per la precisione, l'Istat ha diffuso il suo rapporto sulla povertà relativa riferito al 2007. Le pagine del rapporto sono uno strumento utile per capire perché la social card del governo non va nella direzione giusta. Che sarebbe quella di aggredire le sacche di povertà più grandi. La sua inadeguatezza la fa somigliare più ad uno spot, ad una carezza, che ad una misura in grado di affrontare il problema. Brevemente, i criteri per usufruire della social card sono questi: si deve provare di avere un reddito Isee (Indicatore della situazione economica equivalente o “riccometro”) inferiore a 6mila euro. Gli over 65 devono avere una pensione inferiore a 6mila euro (8mila se si hanno più di 70 anni) e un’Irpef netta pari a zero. Tra i vari altri criteri: bisogna possedere una sola automobile, avere intestata una sola utenza di elettricità e gas, non avere a proprio nome oltre il 25 per cento di un secondo immobile e un patrimonio mobiliare non superiore a 15mila euro. La fascia sociale che godrà dunque della carta tremontiana è prevalentemente quella più anziana della popolazione. Ma non è solo qui che si concentra il fenomeno della povertà relativa. Anzi, il grosso, numeri Istat alla mano, sta fuori. Il governo, in sostanza, ha fissato un paio di criteri che segano le gambe alla maggior parte delle famiglie con redditi bassissimi o nulli. E questi criteri sono quelli relativi all'età. Prendiamo ad esempio la situazione di una famiglia con un figlio al di sotto dei tre anni: questo criterio appare poco comprensibile perché, dati alla mano, l'incidenza della povertà non dipende dall'età del bambino, ma dal numero di figli che una coppia ha. Alla pagina 4 del rapporto infatti è possibile vedere come sono povere il 23 per cento delle famiglie con 3 o più figli (il 27 se sono minori); il 15,5 per cento invece se hanno due figli (il 14 se sono minori). Se una coppia invece ha un solo figlio, il dato scende al 10 per cento (l'11,5 se è minore). Ecco perché questo criterio dell'età così restrittivo non consente alla social card di aggredire il problema. Se si prende poi come riferimento il criterio dei 65 anni, la tabella di pagina 6 parla chiaro: nel 2007, nella fascia d'età che va dai 34 ai 54 anni, la povertà è del 30 per cento, contro il 13 per cento della fascia che va dai 65 anni in su. Tanto per fare un esempio che dimostra tutta l'inadeguatezza di questa misura, se siete una coppia, senza figli, che aderisce perfettamente a tutti i criteri fissati dal governo per ottenere la card, ma avete meno di 65 anni, vi attaccate al tram. Almeno la tessera annonaria non faceva distinzioni d'età. A questo indirizzo il rapporto completo dell'Istat: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20081104_00/tes... Condividi