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di Nicola Bossi In provincia di Perugia ci sono qualcosa come 10 mila poveri. Non sono cifre buttate lì. E la crisi del lavoro che non c'è che ha trasformato operai, amministrativi e terzisti in disoccupati. I sindacati hanno stimato che in 4mila sono in bilico tra cassa integrazione e lincenziamento senza diritti. Molti di questi hanno moglie e figli. Non c'è solo il caso Merloni - 1200 operai in attesa di sapere cosa faranno i tre commissari - ma tante aziende sopra i 50 dipendenti che sono ormai esauste, finite e sfinite. Questo popolo - non di pensionati, che è un capitolo a parte - vive con qualcosa come 700 euro al mese. All'incirca 500-700 euro in meno rispetto a quando le cose andavano bene. Hanno media di età di 44 anni: troppi giovani per andare in prepensionamento e troppo vecchi per un contrattino a termine agevolato. Quello che più preoccupa è come potranno sopravvivere: se sono in affitto, se hanno una assicurazione di un'auto, se hanno figli, se hanno mutui accesi o prestiti in corso. 700 euro sono pochi. E diventano ancora meno se non sai per quanto ancora non potrai contare sul lavoro. Certo non si registrano casi come nelle grandi regioni dove c'è gente che vive in auto con moglie e cane, dove si fa la fila per mensa, dove si vive per strada. Ma questo solo perchè gli umbri nell'80 per cento dei casi ha una casa di proprietà in famiglia - i padri più che i figli - e anche perchè diciamolo senza vergogna: le parrocchie e le caritas di periferia funzionano bene per pagare ancora bollette e avre dei pacchi viveri fondamentali. Poi basta qualche orto...e si torna a campare come prima della seconda guerra mondiale. Condividi