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di Daniele Bovi Finalmente la grande stampa italiana non parla più solo di Perugia per il caso della povera Meredith Kercher. Ora ne parla anche per gli intrallazzi tra comitati d’affari e politica. Che non sembra un gran passo avanti. Il titolo è già tutto un programma: “Compagni Spa”. E il sottotitolo toglie qualsiasi dubbio: “Firenze, Napoli, Roma, Genova, Perugia. L'ondata di inchieste mostra il potere dei comitati d'affari. E rischia di travolgere le giunte rosse. Ora il Pd si trova a fare i conti con gli scandali”. Titolo e sottotitolo sono dell’edizione de “L’Espresso” che sarà in edicola domattina e di cui riportiamo qui ampi stralci. Il lungo reportage è un vero e proprio bestiario della malapolitica, un quadretto poco edificante che mette in luce più intrallazzi che tangenti. Le inchieste che continuano ad abbattersi sulle giunte rosse, dicono quelli de L’Espresso, “aprono una questione più profonda: mettono in discussione la capacità di costruire il futuro delle città italiane”. Più che le dimensioni degli illeciti, spesso veramente poca cosa, “stupisce la capacità di impastare ogni genere di interesse privato in danno del bene pubblico: trasversalità e consociativismo sono mode condivise con la destra e con speculatori d'ogni risma”. Dopo un lungo resoconto dello scandalo che sta in questi giorni terremotando la giunta Pd di Firenze (e che è costato il posto anche al direttore de La Nazione Carrassi, “dimissionato” dalla proprietà e sostituito dal perugino Mauro Avellini), quello dei rifiuti di Napoli e di altri ancora, il settimanale si concentra su Perugia. “Le porte – racconta l’inchiesta - restano sempre aperte per presunti corrotti o tangentisti. Quando al sindaco pd di Perugia Renato Locchi i magistrati hanno chiesto se aveva incontrato un costruttore, finanziatore della sua campagna, poi arrestato per mazzette e scarcerato, lui risponde: ‘Il fatto che sia stato 50 giorni in cella non significa che non possa continuare a svolgere il suo lavoro’”. La chiosa amara del giornale si concentra sul sapore beffardo della presunzione d’innocenza. I fatti degli ultimi tempi parlano di una mappa del Belpaese costellato di inchieste sulle giunte rosse, che riguardano tutto quel blocco di potere transitato dal Pci al Pd. E continuando nella lettura, non solo de L’Espresso ma anche della cronaca spicciola, l’impasto che tiene insieme tutto, l’amalgama del consociativismo tra politica e affari rimane sempre quello: il cemento. Insomma, se come recitava un noto spot, “dove c’è Barilla c’è casa”, qui dove c’è il cemento c’è la politica. Ancora un passaggio che riguarda la nostra regione: “Prendete l'Umbria. Il sindaco di Perugia nello stesso verbale in cui difendeva la presunzione di innocenza del costruttore inquisito, parla delle sue frequentazioni con Carlo Carini, il re dell'asfalto. Nello scorso maggio Carini è finito in manette assieme ad altri 30 tra impresari e funzionari di Regione, Provincia e di alcuni comuni. Tre assessori provinciali hanno presentato le dimissioni, subito respinte. Le intercettazioni hanno fatto emergere una cupola che dominava i lavori stradali e che si compiaceva di usare il lessico mafioso: ‘Sì, sono il capo dei capi’. Nessuno ha collaborato, l'istruttoria non è arrivata ai piani alti: è rimasta una storia di geometri. Almeno per ora”. Almeno per ora. Condividi