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Il decreto anticrisi del 28 novembre, tra le varie misure, al comma 2 dell’articolo 19, prevede in via sperimentale la possibilità che anche coloro che hanno un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (i co.co.co. di una volta trasformati in co.co.pro., ovvero i collaboratori a progetto) possano usufruire dell’indennità di disoccupazione. Evviva, finalmente (sarebbe la priva volta) una tutela del lavoro che invece di essere cancellata o ridimensionata viene estesa. Bravo Governo Berlusconi che è riuscito laddove i governi di centro sinistra avevano fallito. Se dal titolo si va a leggere la norma nel dettaglio molto dell’entusiasmo scema. Innanzitutto la norma è di carattere sperimentale limitata al solo triennio 2009/2011 e la misura dell’indennità è fissata nel 10% del reddito percepito l’anno precedente e non si applica ai co.co.co. della Pubblica Amministrazione . Ancora, la misura non interessa tutti coloro che hanno un contratto co.co.co., ma solo quelli che operano in un regime di mono committenza, ovvero nel corso dell’anno hanno avuto un solo committente, e per il quale devono aver lavorato almeno per oltre tre mesi, conseguendo un reddito superiore ai 5.000 euro ed inferiore agli 11.500. Per cui se uno ha lavorato in un anno per cinque mesi guadagnando 4.500 euro, è escluso, così come se ha lavorato 12 mesi per 12.000 euro. Ma non finisce qui. Per ottenere l’indennità bisogna aver svolto nell’anno di riferimento l’attività in zone dichiarate in stato di crisi, ovvero in settori dichiarati in crisi, che verranno definiti da un successivo decreto del Ministero del Welfare. Ma allora quanti saranno i potenziali beneficiari di questa misura e quanto gli verrà in tasca? Per il quantum il conto è presto fatto. L’indennità oscillerà tra i 500 ed i 1.150 euro l’anno, ovvero una media di 800 euro. Per determinare la platea dei possibili beneficiari il conto è più complicato. Lo hanno fatto gli economo misti del La Voce.info. Partendo da un dato iniziale di circa 1 milione di lavoratori ed applicando a cascata i criteri previsti dalla norma, si scende a poco meno di 10.000 unità, questo ipotizzando che il futuro decreto individui come aree di crisi quelle del Mezzogiorno e senza considerare la restrizione ai soli settori dichiarati in crisi. A ciò va aggiunto il fatto che, visto il meccanismo con il quale vengono contabilizzate dall’Inps le mensilità contributive ai collaboratori, è assai probabile che l’indennità 2009 calcolata come 10% di quella 2008, questi lavoratori la vedano solo nel 2009. Ultimo aspetto, sulla base di queste cifre, sempre gli economisti de La Voce, stimano che il costo dell’operazione potrebbe al massimo di 8 milioni di euro. L’ennesima puntata della politica delle elemosine. Condividi