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Nel giorno che al cinema Zenith di Perugia verrà proiettato il film di Daniele Segre “Morire di lavoro” e sempre nello stesso giorno in cui il Pdci presenta in Regione il libro “Uno ogni sette ore, perché di lavoro si muore” – tralasciando la pagina del Manifesto su l’opera di Portelli “Terni, biografia di una città-fabbrica” – la redazione di Umbrialeft si trova a dover affrontare un caso di coscienza e politico. Ci spieghiamo meglio. Sulla nostra posta eletronica, per la seconda volta consecutiva, l’assessore all’Edilizia pubblica e residenziale di Terni tal Talamonti, ci invia un articolo dal titolo “Mi rifiuto di credere”. Il pezzo è incentrato sulla tragedia torinese della Tk-Ast, ovvero la fabbrica dei tedeschi. L’assessore, o presunto tale, si definisce uomo di sinistra ed è di area del Pdci. Tutti si sarebbero aspettati una nota di solidarietà alle sette vittime torinesi e una reprimenda nei confronti della proprietà su gestione, sicurezza e sull’abuso degli straordinari; tutti elementi alla base della tragedia secondo la magistratura torinese. E invece no. Il buon Talamonti nel suo articolo, dopo uno scontato birignao su incidenti e sicurezza, afferma: “Nella dolorosa vicenda di Torino, che ha visto l’Amministratore delegato della TK-AST accusato del reato di ‘omicidio volontario’, la sensazione dell’opinione pubblica è che quella decisione suoni eccessiva”. Non avete bisogno degli occhiali, avete letto bene il pensiero dell’ingegner Talamonti, secondo il quale noi, voi, e anche tanti altri sarebbero scossi dalle accuse che gli inquirenti hanno rivolto al teutonico ad della Thyssen. Come un sensitivo l’ingegnere legge nelle menti dell’opinione pubblica. Ma forse il suo raggio d’azione si è fermato alla famiglia dell’ad della Thyssen. In quella fabbrica, in quella notte tragica di un anno fa, c’erano strati di grasso e di altri materiali infiammabili oltre il limite consentito, gli operai più volte avevano avvertito la necessità di una straordinaria manutenzione e messa in sicurezza della linea. Gli operai, tra cui quelli arsi vivi, erano alla terza ora di straordinario. E’ vero, lo facevano per arrotondare il salario, ed anche perché la fabbrica era in via di chiusura, e per le commesse non si poteva accedere a nessuna assunzione a breve periodo. Ora Talamonti ci spieghi chi in Italia, a parte qualche squalo di Confindustria, è convinto che la magistratura ha penalizzato i vertici di quella fabbrica di tedeschi che opera anche nella sua città. Ci spieghi chi degli elettori del Pdci può partecipare emotivamente al dolore della famiglia teutonica. Alle ultime elezioni il segretario del Pdci rinunciò a candidarsi in Piemonte per dare spazio come capolista ad un sopravvissuto di quella terribile notte. Da Terni, la sua città, partirono due pullman per lo sciopero e per i funerali. In mezzo a tanta folla c’era anche il gonfalone del Comune di Terni. Ci dica Talamonti che volto ha la cosiddetta opinione pubblica che ha manifestato sgomento sulle accuse all’ad. “E’ vero – prosegue Talamonti - che la vita non può essere il prezzo da pagare per l’esercizio di un diritto, ma mi rifiuto di credere che esista da qualche parte nel mondo un datore di lavoro che ‘volontariamente’ sia capace di sacrificare l’esistenza di un suo dipendente solo per procurarsi utili materiali”. Esistono madri che uccidono il proprio figlio dopo averlo tenuto in grembo per nove mesi. Esistono datori di lavoro che volontariamente o involontariamente non offrono sicurezza e rispetto ai propri sottoposti. Una situazione che provoca morte in famiglie normali. Non sappiamo se si possono definire killer ma certamente sono dei fiancheggiatori delle morti sul lavoro, soprattutto se tutta la fabbrica ti dice che qualcosa non va. “E’ per questo motivo – dice ancora l’ingegnere - che mi sento di esprimere incondizionata solidarietà al dirigente della TK-AST per la gravità dell’accusa. Dico ciò con serenità d’animo e onestà intellettuale; la circostanza è troppo grave per prestarsi a infimi calcoli individualistici. Non sento ribellarsi la mia coscienza di educatore se mi oppongo ideologicamente alla ‘volontarietà’ del reato”. E per questo motivo che Umbrialeft, piccola forse inutile voce del mondo del lavoro, chiede al sindaco Raffaelli, al segretario regionale del Pdci Carpinelli e all’amico assessore del Pdci Giuseppe Mascio, di far dimettere da qualsiasi incarico l’assessore Talamonti, per rispetto degli operai di Terni e per quelli che da quasi un anno sono rinchiusi in bare di legno senza più speranza. Ogni giorno su Umbrialeft comparirà un post per la richiesta delle dimissioni. Chiediamo ai nostri lettori – quasi mille ogni giorno – di mandare una e-mail in redazione per chiedere le dimissioni dell’ingegnere. Condividi