Logo_Inceneritore_Aragona.jpg
di Daniele Cibruscola PERUGIA – Una via alternativa alla costruzione dell'ennesimo (il quarto) inceneritore umbro c'è. Questo il messaggio diffuso oggi, a qualche mese dalla discussione sul piano regionale dei rifiuti, in una nota di Rossano Gattucci – Prc Perugia Nord – che boccia l'ipotesi della costruzione di un impianto perugino e propone la realizzazione di un “ecoparco” come via praticabile verso una soluzione semplice, economica, pulita, del problema rifiuti. “Innanzitutto va considerato – scrive Gattucci – che ogni nuovo piano andrebbe modulato sul vecchio piano dei rifiuti (...) e nel caso umbro dovrebbe perciò continuare ad incentivare la raccolta differenziata”. Demagogia? Tutt'altro: “dopo aver portato la differenziazione ai livelli previsti per legge, si tratta di capire cosa fare di questo materiale (differenziato) e cosa fare del materiale restante”. Perché l'inceneritore può trattare solo i primi, mentre i secondi andrebbero comunque smaltiti in altra maniera. Non solo: anche il materiale differenziato, di fatto, non verrebbe “annichilito” (fa notare Gattucci) ma soltanto trasformato, ridotto di massa e convertito in ceneri che andrebbero poi inertizzate e conferite in discariche speciali – di tipo B – ad oggi non presenti sul territorio regionale. Ma c'è dell'altro: a sfavore dell'inceneritore sono i costi di realizzazione e manutenzione, elevatissimi; i tempi di costruzione, lunghi; la localizzazione del sito, di difficile individuazione. “A questo riguardo infatti – prosegue la nota – tanto più alta risulta la potenza dell'inceneritore, tanto maggiore è la quantità di materiale necessario ad alimentarlo. (...) Un inceneritore, una volta acceso, deve continuare a bruciare”. Un po' come una centrale nucleare. Un po' come a dire che se variasse la quantità di rifiuti prodotti dalla città bisognerebbe comunque reperirli da altre parti. Non esattamente un “buon affare” a conti fatti. L'alternativa a tutto questo? L'ecoparco appunto, apice di “un circolo virtuoso dei rifiuti che riconosca a al rifiuto stesso una valenza di bene da valorizzare e da reimmettere sul mercato in modo da creare benefici per la collettività”. Tre i passaggi di tale processo. Innanzitutto sul piano normativo, dove “sarebbero auspicabili interventi che tendano alla riduzione dei rifiuti all'origine e che favoriscano la produzione di imballaggi costituiti da materiali interamente riutilizzabili”. Sul piano tecnologico: “questa seconda fase deve essere caratterizzata da una raccolta differenziata degna di questo nome (...) e dal passaggio di tutto il materiale (differenziato e non) ad un centro di trattamento meccanico-biologico che provveda ad un'ulteriore differenziazione e trasferisca poi il risultato del suo lavoro all'ecoparco”. In quest'area infine, sintesi di tutto il processo, i materiali selezionati dovrebbero essere affidati a ditte specializzate nel trattamento dei materiali riciclati, capaci di ottenere materia da reimmettere nel ciclo produttivo”. Più difficile a dirsi che a farsi assicura Gattucci. “L'attuazione di un sistema di questo tipo – conclude la nota – oltre ad avere costi di realizzazione bassi se confrontati con quelli relativi alle centrali di incenerimento, presenta anche auspicabili ricadute sociali”; sul piano occupazionale ad esempio, ma anche sulla formazione di una maggior sensibilità collettiva ai temi ambientali. Una soluzione, quella individuata dal Prc Perugia Nord, tutt'altro che utopica; l'unica utopia forse, è pensare che le Amministrazioni locali non siano tanto miopi da non accorgersene. Condividi