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Lavoro e Crisi. Un binomio tragico, imperfetto e che rischia di far saltare il banco. Secondo la Cgil sono 13mila i lavoratori precari, con contratti atipici, che rischiano nei prossimi mesi di non aver nessun rinnovo di contratto. Per loro semplicemente una lettera inviata dall'azienda: "le rammentiamo che il rapporto di lavoro si interromperà il....grazie per la collaborazione da lei intrapresa con la nostra azienda". E quindi si deve ricominciare a cercare lavoro: ovunque e sempre a basso-costo. Ma stavolta c'è la crisi: peggiore anche rispetto a quella del 1992. Non ci sono posti. E quindi sono veramente cazzi amari per tutti. Per i figli e anche per i neo-padri: quest'ultimi sono i quasi 40enni umbri, che hanno deciso un paio di anni fa di avere un figlio e di prendere una casa in affitto un po' più grande. Questi sono le nuove vittime della crisi in Umbria. Se in Italia infatti il dato dei precari si spinge verso un'età anagrafica dei 41 anni, nella nostra regione i precari arrivano fino ai 38 anni e mezzo. Sempre più in là con gli anni, sempre meno appetibili da un certo tipo di mercato del lavoro. In Umbria i lavoratori dipendenti in difficoltà oscillano intorno ai 25mila: tra precari, cassintegrati e personale che non percepisce stipendio da almeno due mesi a causa della crisi internazionale. Come si può chiedere a loro di spendere per Natale? Berlusconi ci prova. Ma le risorse non ci sono. Senza poi contare le pensioni al minimo e gli artigiani stremati. Quest'ultimi proprio abbondanati a se stessi da Regione e Governo. Serve una riduzione delle tasse. Un rilancio delle pensioni. E contratti di lavoro magari a termine ma con più certezze e denari in busta paga. Servono tante cose ma non c'è uno straccio di programma che funga da farmaco. Condividi