simbolo-rifondazione.jpg
di Daniele Bovi “Per quanto mi riguarda, noi e l'Udc siamo antitetici, e sia io che il segretario del Pdci, Libero Paci, questa cosa l'abbiamo fatta presente al tavolo della coalizione. In casa del Pd sanno benissimo che c'è un veto di Rifondazione su questa ipotesi: o noi o loro”. E' questo il pensiero di Alberto Sabatini, segretario provinciale del Prc ternano, in seguito alle possibili aperture di dialogo all'Udc da parte del coordinatore provinciale del Pd, Leopoldo di Girolamo. Secondo quanto riporta il Corriere dell'Umbria, durante la riunione della coalizione di centrosinistra, di Girolamo aveva parlato di tavoli aperti, dell'opportunità di lavorare all'inclusione di esperienze diverse e non rappresentate in consiglio comunale. Tradotto, si cerca di applicare la linea nazionale del Pd che vuole l'apertura ai casiniani. Il problema a Terni, e non di poco conto, è che l'Udc si identifica principalmente con Enrico Melasecche, nemico giurato delle giunte di centrosinistra, il giapponese che ha ingaggiato furibonde battaglie, anche legali, con le suddette giunte. Può il Pd ora aprirsi a chi fino a ieri gli sparava addosso a palle incatenate? E può Rifondazione accettare questo? Ovvio che no dice Sabatini. Andarlo a spiegare agli elettori poi sarebbe impresa davvero ardua. Neanche il linguaggio più esoterico, neanch le più astruse fumisterie politiche riuscirebbero a far digerire agli elettori l'indigeribile. “Sarebbe meglio – dice ancora Sabatini – allargare lo aguardo soprattutto all'Idv, al movimento ambientalista, ai tanti movimenti civici e che nascono sui problemi sociali. A tutti coloro che possono trovare nuove rappresentanze in una coalizione che introduca alti livelli di innovazione”. Condividi