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PERUGIA - In Umbria gli immigrati regolari stimati sono 82.200 (circa 78.000 nel 2006), su 884.450 umbri: questo secondo il rapporto Caritas/Migrantes reso noto oggi. Secondo l'Istat gli immigrati regolari sono 75.631 (63.861 nel 2006), con un'incidenza sulla popolazione totale dell'8,6 per cento. Per quanto riguarda lo specifico dell'Umbria, ''la stima Caritas/Migrantes - spiega Stella Cerasa, della redazione regionale del Dossier - e' stata realizzata utilizzando anche i dati forniti dall'Inail riguardanti i nuovi lavoratori occupati, i nuovi lavoratori stranieri autonomi, le anagrafi comunali (per aggiornare il numero dei nuovi nati stranieri nel 2007) e i dati riguardanti il numero dei visti d'ingresso in Italia rilasciati nel corso del 2007 a seguito di domanda di ricongiungimento familiare. Sommando tali dati al numero dei residenti stranieri a fine 2006 fornito dall'Istat, il Dossier stima in 65.200 i cittadini stranieri soggiornanti nella provincia di Perugia e in 17.000 quelli soggiornanti nella provincia di Terni, per un totale in Umbria di 82.200 immigrati regolari (87.000 nell'ipotesi massima)''. IMMIGRATI E LAVORO - I dati forniti dall'annuale rapporto dell'Osservatorio sul mercato del lavoro della Regione inducono a sostenere che e' un mercato che ''continua ad attraversare una fase positiva che fa avvicinare la regione al livello delle altre del Centro Nord''. Di questa ''fase positiva - spiega Stella Cerasa - usufruiscono soprattutto le donne, mentre l'occupazione femminile costituiva un elemento di crisi negli ultimi anni''. Nello studio dell'Osservatorio della Regione ''si evidenzia l'apporto fondamentale dell'occupazione degli immigrati, che incidono sulla popolazione in eta' attiva in misura molto elevata (sotto tale aspetto l'Umbria risulta, infatti, seconda solo all'Emilia-Romagna). I dati dei Centri per l'impiego fanno emergere come il 25% delle assunzioni riguardi manodopera straniera. Secondo sempre questo studio, tra le nazionalita' con il maggior numero di assunzioni sono al primo posto i cittadini romeni, con il 37% delle assunzioni straniere, i cittadini albanesi con il 12,1%, i cittadini del Marocco con il 9,8%''. Inoltre, ''l'osservatorio sul mercato del lavoro evidenzia come la meta' delle offerte lavorative a stranieri si sia avuta nel terziario, in particolare per lavori presso famiglie (15,4%) e nel settore ricettivo-ristorativo (13,7%); 1/5 delle opportunita' lavorative proviene dall'edilizia, il 15% dall'agricoltura e il 14,4% dall'industria manifatturiera. Nel lavoro presso famiglie e relative convivenze il 90% dei lavoratori e' costituito da stranieri''. Altra fonte di dati per il capitolo umbro del Dossier Caritas/Migrantes sono i servizi di orientamento al lavoro delle otto Caritas diocesane . ''Negli ultimi anni - continua Stella Cerasa - sono aumentati casi di accoglienze di donne e minori allontanati dai servizi sociali per abuso ad opera di adulti che ''risiedono'' all'interno delle stesse abitazioni. Anche in occasione del decreto flussi del dicembre del 2007 si e' ripetuto il fenomeno per cui molte donne, ricevuto il nulla osta al lavoro, si trovano in Italia sprovviste di permesso di soggiorno e percio' devono recarsi nel loro paese per avere il visto. Per questo viaggio rimangono nel loro paese anche due o tre mesi e spesso devono lasciare durante questo periodo i loro figli, a volte piccolissimi, in Italia: si tratta di traumi causati da un incrocio di domanda e offerta di lavoro che non vuole tener conto che queste lavoratrici si trovano gia' in Italia e hanno i loro figli a carico''. Altro pericolo si manifesta sui minori che devono, per motivi religiosi o culturali, essere circoncisi: ''la paura da anni, come molti fatti di cronaca hanno messo in evidenza in questi ultimi mesi - evidenzia Stella Cerasa - e' che si ricorra ad autentici interventi chirurgici organizzati in casa di qualcuno che e' 'abituato a farli'. Tale intervento puo' essere fatto in alcuni ospedali pediatrici con tutte le garanzie e a totale carico del sistema sanitario''. ''Nell'affrontare la situazione dei minori stranieri si e' concentrata l'attenzione a volte soltanto sull'accesso all'istruzione - conclude la responsabile Caritas - tralasciando la loro cura al di fuori dell'attivita' scolastica con tutte le improvvisazioni che il dover provvedere alla loro cura senza reti familiari comporta. A fatica si propone un aiuto valido come quello dell'affido familiare nelle sue diverse tipologie: tale aiuto per i minori e le loro famiglie sara' efficace quando si riuscira' a trovare famiglie di stranieri disponibili all'affido familiare; l'affido ora viene escluso come forma d'aiuto perche' visto come una consegna dei propri figli agli italiani, un fatto giudicato non accettabile dalle rispettive comunita' di appartenenza''. Condividi