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di Daniele Cibruscola UMBRIA - Se i “giovani” di oggi (i vari Ferrara, i Bondi, i Ruini, i Veltroni...) non ricordano e non si riconoscono più nelle battaglie delle madri e, in generale, della generazione che li ha preceduti, a schiarirgli le idee, a parlargli di storia Italiana e delle sue conquiste, qui in Umbria ci hanno pensato proprio loro: quelle donne, quelle madri, che della 194 sono state le artefici. Le pensionate della Cgil dell'Umbria infatti hanno rilasciato ieri un comunicato nel quale non si dicono ancora pronte ad accettare che “una conquista civile come la legge 194 – si legge – possa dipendere dalle oscillazioni umorali di questo o quel parlamentare, oppure dal semplice calcolo del peso specifico dei due schieramenti trasversali in parlamento”. E sulle arroganti ingerenze dell'ex-presidente della Cei, Ruini, dichiarano: “Lasciamo pure, nel pieno rispetto del principio di “libera chiesa in libero stato”, che i grandi sacerdoti dispongano circolari interne per i loro adepti. Ma si tolgano dalla testa di poter riscrivere le leggi sostituendosi al potere legislativo democraticamente eletto”. Difficile dissentire. Come difficile è non vedere che in Italia, quando i maggiori organi di informazione di radio, tv e giornali, non si accordano esplicitamente per affossare le notizie, le nascondono con finti dibattiti, con un “indecoroso strillonaggio mediatico” – parole delle stesse pensionate – disinformando i cittadini su temi ben più attuali, importanti, a volte tragici, come lavoro, precariato, mala-amministrazione. E queste donne orgogliose sono pronte a dare battaglia. “l’ulteriore montatura contro la 194 – conclude il comunicato – una legge che funziona e che casomai richiede una più completa e diffusa applicazione delle procedure già previste, rende urgente un impegno delle donne e del Sindacato tutto per un’informazione di contrasto, corretta e scientificamente fondata, un’informazione sui diritti acquisiti e sui diritti violati delle donne”. Saranno accompagnate o meno dalle loro figlie, dalle loro nipoti, le donne dell'Italia di ieri sono decise a difendere coi denti i frutti delle loro battaglie. Condividi