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TERNI - ''Il confronto che si terra' il 29 ottobre fra istituzioni e sindacati per l'analisi della situazione del settore chimico, con particolare riferimento alle crisi di alcune aziende e alla loro incidenza sullo sviluppo locale, dovra' tener conto di alcune necessita' oggettive fondamentali per affrontare la situazione con concretezza''. Lo afferma il presidente della Provincia di Terni, Andrea Cavicchioli, a proposito della crisi che stanno attraversando i poli chimici del ternano-narnese. ''Erano state individuate - ricorda Cavicchioli in un comunicato - le aree territoriali, nel quadro nazionale, sedi dell'osservatorio della chimica e fra queste vi era quella di Terni-Narni con l'obiettivo di un rilancio qualitativodel comparto per il quale occorrevano progetti e, ovviamente, incentivazioni mirate per realizzarli. Il sistema locale delle istituzioni dell'osservatorio provinciale e delle aziende aveva elaborato una piattaforma progettuale ritenuta dal ministero delle Attivita' produttive e dall'osservatorio nazionale della chimica di grande interesse e valenza ma, anche a causa della crisi di governo e delle successive elezioni, il confronto fu interrotto''. ''Occorre a mio giudizio - precisa il presidente- ripartire da quel lavoro, stabilire un punto di riferimento certo di incentivi per gli interventi nelle aree sedi degli osservatori della chimica, affrontando in questo contesto le crisi in atto con un confronto e una regia del Governo che e' essenziale se si vuole pensare a un futuro della chimica nel nostro Paese. Non e' ipotizzabile - per Cavicchioli - continuare a dichiarare attenzione per questo settore e non far seguire a livello nazionale provvedimenti concreti che debbono essere previsti nella prossima legge finanziaria per consentire un rilancio e un supporto per progetti qualificanti, tenendo presente che senza risorse specifiche o incentivi mirati risulta difficile intercettare, anche sulla base del dato congiunturale, investimenti che possano invertire l'attuale tendenza''. ''Terni e Narni - conclude Cavicchioli - possono offrire siti e aree industriali, la cui destinazione non verra' modificata, di notevole interesse ed in grado di rispondere adeguatamente ad ogniesigenza imprenditoriale, consapevoli che in ogni caso grava sui soggetti che hanno svolto attivita' nelle aree in questione un obbligo di bonifica i cui costi rilevanti dovrebbero spingere all'individuazione di alternative produzioni industriali che consentano di affrontare la situazione sotto un'altra ottica''. Condividi