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PERUGIA - Meredith Kercher venne uccisa da un ladro che sorprese nell'abitazione di via della Pergola dove era entrato dopo avere sfondato con un sasso una finestra e un frammento di vetro rimase nella suola di una delle sue scarpe che lascio' poi un'impronta insanguinata. Una traccia attribuita a Rudy Guede. La ricostruzione e' stata compiuta oggi dalla difesa di Raffaele Sollecito che punta proprio sull'ivoriano, senza comunque mai dire apertamente che fu l'assassino di Mez. ''Noi sosteniamo che Raffaele e' innocente. Se Rudy e' colpevole lo deve dire il pm'' ha spiegato l'avvocato Luca Maori che difende insieme a Giulia Bongiorno il giovane. Per lui i legali hanno chiesto il proscioglimento ''per non avere commesso il fatto''. Innocenza che hanno cercato di dimostrare in una lunga arringa, conclusa da un filmato attraverso il quale, con un collage di immagini agli atti dell'indagine, hanno proposto la loro ricostruzione della sera del delitto. Secondo i difensori di Sollecito, la sera del primo novembre un uomo dai capelli scuri, giacca e scarpe bianche Nike passo' davanti al parcheggio di Sant'Antonio. Dalla strada lancio' quindi un sasso contro la finestra sfondando un vetro e da li' entro nella casa per poi rovistare nelle varie stanze e quindi si reco' in bagno. Fu allora - secondo i legali - che arrivo' Mez, uccisa durante un ''furto finito male''. L'assassino lascio' quindi un'impronta di scarpa insanguinata nella stanza della vittima, con a meta' della suola un frammento di vetro a Y mai repertato e il cui segno e' stato individuato dai difensori di Sollecito nelle immagini della scientifica. Una traccia di scarpa attribuita prima a Sollecito e poi a Guede che in un interrogatorio - ha ricordato Maori - ha riconosciuto sua. ''Ricostruzione fantasiosa e senza prove'' ha sostenuto l'avvocato Nicodemo Gentile che difende Guede insieme a Valter Biscotti. Domani saranno loro a replicare davanti al gup per dimostrare che Rudy era in quella casa ma non uccise Meredith. Per provare l'innocenza di Sollecito i suoi difensori hanno puntato anche sui telefoni cellulari della vittima. ''Il delitto - ha sostenuto l'avvocato Bongiorno - venne compiuto tra le 21, orario dell'ultima telefonata, e le 22, quando il segnale aggancio un cella compatibile con il giardino dove vennero trovati il giorno dopo. Orari incompatibili, secondo i dati del pm, con la presenza di Raffaele nella casa del delitto. In quel momento era infatti a casa sua vedendo un film al pc sul quale abbiamo documentato interazione umana almeno fino alle 21.46. La prova assoluta dell'innocenza di Raffaele''. Condividi