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La provocatoria proposta della legge elettorale regionale del Pd starebbe lentamente cadendo in disgrazia. Il ripristino dei collegi senatoriali - 5 - e il fatto che per eleggere un consigliere in questi recinti territoriali serve qualcosa come il 15 per cento dei voti di lista: sono elementi che hanno destabilizzato il quadro politico oltre che la vita democratica della regione. Le forze della sinistra tra meno di sette giorni - nuovo riunione di maggioranza già fissata - diranno il loro no alla proposta dato che chiaramente è stata fatta per agevolare soltanto il Pd (e le sue infinite correnti) e la Pdl. Il Pd dovrebbe quindi trovare un appiglio - entro meno di due mesi - con l'opposizione per fare passare almeno la modifica dello statuto del consiglio che riguarda il ritorno a 30 consiglieri contro gli attuali 36. Se questo punto verrà fatto allora si potrà procedere alla modifica della legge regionale. Ma le criticità sono molte e UmbriaLeft vuole elencarle ai suoi elettori. L'accordo con la Pdl sulla legge elettorale comporterebbe una mediazione: il centrodestra vuole abolire le preferenze - sul modello dela legge nazionale - e mantenere i 36 consiglieri previsti dallo statuto. Difficile agli elettori del Pd accettare una delle due proposte. In più tra l'opposizione non tutti la pensano uguale: ci sono dei distingui che potrebbero portare due-tre voti in meno al patto consociativo. Senza poi ricordare che la Destra di Traccheggiani non accetterà mai. Seconda criticità: la sinistra, Prc in testa, è disposta ad uscire dalla Giunta regionale qualora si avvalli questa ipotesi. Il rischio della caduta della maggioranza porterebbe ad elezioni ravvicinate e quindi addio all'iter della legge. Comprometterebbe tutte le alleanze nei comuni e nelle province dove invece il sistema a doppio turno obbliga le grandi alleanze tra più partiti. Per salvare capre e cavoli tutto rimarrà com'è: tranne qualche consigliere in più che verrà dato alla provincia di Terni troppo penalizzata con l'attuale sistema elettorale. Condividi