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La Regione Umbria ricorrerà alla Corte costituzionale contro l'art.64 della legge 133 (ex decreto 112), che fissa l'entità e le modalità dei tagli alla scuola. Lo ha annunciato l'assessore regionale all'istruzione, Maria Prodi. La Giunta - riferisce una nota dell'ente - farà ricorso anche sull'art. 3 del decreto legge 154, che impone alle Regioni tempi strettissimi per procedere al dimensionamento delle autonomie scolastiche. ''Il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, da molto tempo non più concepibile in termini centralistici e impositivi - ha spiegato l'assessore - tra l'altro già prevedeva un processo partecipativo, a norma del decreto 233. Con la modifica del Titolo V della Costituzione le competenze delle Regioni sull'organizzazione scolastica si sono notevolmente ampliate. Il decreto 154, non discusso e neppure annunciato, si configura perciò come una pesante ingerenza nell'ambito delle competenze regionali''. Secondo la Prodi, ''analoghe riflessioni devono essere fatte sull'art.64, che oltre a contenuti ordinamentali - seppur discutibili - di competenza statale, contiene alcune invasioni di campo nell'ambito regionale'' “La stagione dei tagli alla scuola - ha spiegato l'assessore Prodi - coincide anche con un notevole arretramento rispetto alla governance del sistema. Una raffica di decisioni sono state prese per decreto, senza che il Governo sentisse la necessità di aprire un Tavolo di confronto con Regioni e Autonomie locali su queste problematiche, in molti casi di competenza della stessa autonomia didattica e organizzativa delle scuole''. ''Mentre le discussioni sul federalismo fiscale sembrano aprire prospettive nella direzione del decentramento - ha aggiunto - il Governo si occupa di questioni di competenza altrui, non affrontabili efficacemente senza una presa di coscienza diretta e concreta delle realta' territoriali''. L'obiettivo stesso della razionalizzazione è irraggiungibile senza una stretta collaborazione con Enti locali e Regioni. ''Basti pensare - ha concluso l'assessore Prodi - ai colossali costi aggiuntivi e allo spreco di risorse a carico dei Comuni che deriverebbero dalla chiusura delle scuole sotto i 50 alunni, oltre alla perdita per le comunità locali''. Condividi