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PERUGIA - Uno dei capitoli più vergognosi del decreto Gelmini che riguarda le università è il taglio nei prossimi tre anni di 1,5 miliardi di risorse. Di fatto vuol dire il blocco della maggior parte del lavoro di ricerca che si svolge nei nostri Atenei”. Così Stefano Vinti (Prc-Se) secondo il quale “per togliere l’Ici alle case dei ricchi (per quelle di più modesto valore ci aveva già pensato il governo Prodi) hanno fatto man bassa dei fondi destinati alla ricerca. In questo modo – aggiunge Vinti - il Governo mette a repentaglio il posto di lavoro di decine di migliaia di giovani ricercatori che sono attualmente impiegati con contratti a termine e retribuiti in maniera a volte vergognosa”. “Il decreto 133 firmato dalla Gelmini, con il beneplacito del duo Tremonti-Brunetta, come recita giustamente lo slogan del movimento di protesta che sta portando in piazza decine di migliaia fra studenti, professori e genitori, ha messo letteralmente ‘in mutande’ la ricerca italiana. E un Paese senza ricerca è destinato inesorabilmente al declino”. Vinti sottolinea come “l’Italia si trova già al 32° posto a livello internazionale per istruzione superiore e ricerca. Questa scomoda posizione – avverte - è destinata purtroppo a peggiorare, come pure è destinata a ridursi considerevolmente la parte del Pil nazionale (attualmente meno del 2 per cento) che destiniamo a queste due voci. E va considerato – aggiunge - che già oggi la nostra spesa al riguardo (siaper la parte pubblica che per quella privata) è mediamente inferiore del 20-30 per cento rispetto a quella degli altri Paesi europei, ma anche di quella dei Paesi del Nord America e dell’Asia”. “Malgrado questa miseria – continua - la capacità dei nostri ricercatori è tale che a livello internazionale la loro produttività pro capite li colloca al terzo posto al mondo, una posizione che è inesorabilmente destinata a peggiorare. Va infatti considerato – dice - che da noi la spesa per la ricerca è in gran parte sostenuta dal settore pubblico per cui la maggior parte dei 70 mila ricercatori che operano in Italia vengono impiegati con contratti a tempo determinato o flessibili che, grazie al decreto Gelmini non potranno essere più rinnovati per legge. E si consideri anche che lo stesso decreto ha ridotto il turn over del 20 per cento”. “Come qualcuno ha notato, - commenta Vinti - l’Italia si accinge a perdere ‘la meglio gioventù’, con la fuga dei nostri cervelli all’estero che è destinata a riprendere più forte di prima. Questo anche perché sono state cancellate le norme che il governo Prodi aveva introdotto per la stabilizzazione dei precari”. Per il capogruppo del Prc-Se “è perciò giusta la protesta che si sta sviluppando anche all’Ateneo di Perugia, dove questa mattina migliaia di studenti si sono ritrovati a dibattere nel corso delle assemblee che si sono tenute presso le Facoltà di Ingegneria e di Scienze Politiche, come opportuna è anche la manifestazione che à stata indetta per il 28 ottobre, quando, alle ore 10, un grande corteo muoverà da Piazza IV Novembre alle volta della Piazza dell’Università dove, si svolgerà una grande assemblea”. “Gli studenti universitari perugini, - conclude Vinti - assieme ai ricercatori del nostro Ateneo ed ai professori, si batteranno per una Università pubblica e libera. Per dire no alla privatizzazione che porrebbe le università in mano alle aziende; che limiterebbe, fino ad annullarle, le rappresentanze studentesche; che allargherebbe il numero chiuso limitando l’accesso all’istruzione per tutti; che dequalificherebbe l’insegnamento ponendo i docenti in una situazione subalterna venendo assunti direttamente dall’azienda università senza un regolare concorso”. Condividi