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Vinti ha sottolineato l’esigenza di un cambio deciso nel modello di sviluppo per l’Umbria, che si caratterizzi per una profonda riforma della pubblica amministrazione, una nuova reindustrializzazione e al contempo la definizione di una legge regionale per le politiche industriali, ed infine per lo sviluppo dell’idea dell’Italia mediana, cioè una relazione più significativa della nostra regione con i territori limitrofi per affrontare gli effetti del federalismo fiscale e le sfide della globalizzazione e dei mercati mondiali, mantenendo un sistema di welfare e di servizi pubblici che ha finora assicurato una alta qualità della vita. PERUGIA - Rifondazione comunista dell’Umbria ha tenuto ieri a Perugia una interessante iniziativa pubblica per presentare agli iscritti, ai simpatizzanti e ai cittadini l’indagine prodotta dall’Agenzia Umbria Ricerche “Dentro l’Umbria”, il rapporto economico e sociale che ogni anno l’agenzia sviluppa per offrire alla collettività una fotografia della realtà regionale. Al dibattito hanno partecipato Claudio Carnieri, presidente dell’Aur, Stefano Vinti, segretario regionale del Prc, Damiano Stufara, assessore regionale alle politiche sociali e Giuliano Granocchia, assessore alla formazione, politiche occupazionali e scolastiche della Provincia di Perugia. Carnieri ha cercato di mettere in evidenza i punti centrali del rapporto che – ha sottolineato – ha il pregio di proporre una visione d’insieme abbastanza completa della realtà regionale perché dà la possibilità di riflettere sugli aspetti economici intrecciati con quelli sociali. E un dato importante è vedere come la globalizzazione produca nella nostra regione effetti che stanno modificando profondamente un tessuto sociale ed economico che si era stabilizzato nel corso di un trentennio e viveva forti elementi di continuità. Ora l’Umbria conosce invece diverse velocità all’interno del proprio modello di sviluppo, con una conseguenza forte sulla mobilità sociale, che in qualche modo tende a farsi più difficile e viscosa. Allora abbiamo un sistema di imprese – all’interno del quale si stanno rafforzando le medie e grandi imprese, con una inversione di tendenza significativa rispetto al precedente “strapotere” delle piccole e piccolissime imprese – che compete sul mercato mondiale ed è sempre più vocato all’internazionalizzazione, ma che investe poco in ricerca e sviluppo, da una parte, e una realtà lavorativa caratterizzata da una produttività inferiore rispetto alla media nazionale e da retribuzioni che sono inferiori del 15 per cento rispetto alla media del paese e le più basse del centro nord. Si tratta di un modello produttivo, quindi, che richiede alti investimenti, ma finisce per generare bassi salari. Proprio per queste criticità, Vinti ha sottolineato l’esigenza di un cambio deciso nel modello di sviluppo per l’Umbria, che si caratterizzi per una profonda riforma della pubblica amministrazione, una nuova reindustrializzazione e al contempo la definizione di una legge regionale per le politiche industriali, ed infine per lo sviluppo dell’idea dell’Italia mediana, cioè una relazione più significativa della nostra regione con i territori limitrofi per affrontare gli effetti del federalismo fiscale e le sfide della globalizzazione e dei mercati mondiali, mantenendo un sistema di welfare e di servizi pubblici che ha finora assicurato una alta qualità della vita. Condividi