di Roberto Musacchio.

Due questioni sul tema caldo dei vitalizi e delle pensioni. La prima è che nel 2009 il Parlamento Europeo ha varato lo statuto del Parlamento. In esso si ridefinisce ruolo e funzioni di quella che è una istituzione democratica. Si è prevista una retribuzione uguale per i Parlamentari (prima pagati dagli stati membri) di 8500 euro lordi a tassazione europea; la trasparenza e la documentazione delle spese e delle indennità: il pagamento degli assistenti direttamente dal Parlamento previo deposito di contratto. Per gli assistenti si è realizzato un apposito statuto. Si è introdotta una pensione che prevede il 3,5% dello stipendio per ogni anno di mandato e scatta a 63 anni. Forse si poteva prendere a riferimento questa riforma europea. Invece non si è affrontato il tema della natura della istituzione e della funzione. Non si sono discusse le norme di riforma di stipendi e indennità. Non si è fatta la riforma per gli assistenti. Si è operato sui vitalizi con norme retroattive che aprono problemi di costituzionalità ma anche rispetto alla platea generale dei lavoratori.
La seconda è sul sistema contributivo che io avverso sin dalla sua origine e cioè la legge Dini e che è proseguito con la Fornero. Un sistema che ha rotto il precedente sistema solidaristico fondato sul fatto che i lavoratori in essere pagano la pensione di quelli a riposo. Soprattutto, con la precarizzazione crescente, determina una riduzione drammatica delle aspettative pensionistiche. E che spinge verso le pensioni integrative private, per chi può. Anche rispetto al passato penalizzerebbe assai i lavoratori, tra cui i precoci, che hanno giustamente avuto la vecchia regola della anzianità dopo 35 anni lavorativi e in generale la gran parte della platea lavorativa. Con le "riforme" Dini e Fornero il taglio del sistema pensionistico è stato di miliardi che non sono andati come "promesso" ai giovani che anzi sono sempre più penalizzati. Si è tecnicizzato l'aumento della età pensionistica in base alla aspettativa di vita senza tener conto dell'aumento di produttività del lavoro. In un sistema come quello italiano la spesa previdenziale resta assolutamente nella media europea ed è invece gravata da mancate riforme come quella della separazione tra assistenza e previdenza come invece accade in Europa. Per altro il basso tasso occupazionale e la crescente precarizzazione sono i veri problemi e con le "riforme" la prospettiva per i giovani è drammatica. Credo che abolire la Fornero e ad esempio stabilire un valore minimo garantito dei contributi anche per precari e disoccupati siano decisioni urgenti.

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