di Giuseppe Mattioli

Dopo l’apertura della vertenza da parte della direzione della Nestlè, che ha annunciato il progetto di attuare la riduzione, fra alcuni mesi, di circa 340 persone , sono state, da parte del sindacato, tenute le assemblee in fabbrica e una serie di incontri sia con le Istituzioni sia con le varie forze politiche.

In tutte le occasioni il sindacato, sia di fabbrica che locale, ha ribadito la validità degli impegni presi nell’accordo sottoscritto dalle parti circa un anno fa, imputando alla Nestlè il suo non rispetto e di aver tradito lo spirito costruttivo e di sviluppo contenuto nei vari capitoli dell’intesa.

In un successivo confronto con l’azienda, il sindacato ha ottenuto di andare al Mise per affrontare il problema della politica industriale della Perugina: il mantenimento degli impegni, il suo sviluppo produttivo, il ruolo della Nestlè nel settore dolciario alimentare e il problema occupazionale : saranno, probabilmente, coinvolti altri due ministeri.

In questi giorni che ci separano dall’incontro il sindacato sta informando l’opinione pubblica circa tutta la vicenda Perugina, rivendicando la positività dei punti dell’accordo e, in qualche modo, denunciando che l’azienda ha cambiato la propria linea politico- industriale.

Ritengo questa linea sindacale del tutto inadeguata se si vogliono salvaguardare i livelli occupazionali e insufficiente per garantire un futuro produttivo alla Perugina.

E’ l’accordo stesso che va messo in discussione, la cui applicazione nei fatti ha dimostrato di non essere adatto a garantire sia i livelli occupazionali sia che le produzioni attuali rimangano a Perugia.

Un grande stabilimento, con costi di gestione notevole, certamente non potrà essere mantenuto a lungo con produzioni , pure aumentate di tonnellaggio, di pochi prodotti oltre il Bacio, anche se commercializzato in tutto il mondo e infatti si sta ponendo il problema del rapporto produzione -personale,

Credo sia necessario, quindi, che sia il sindacato sia le Istituzioni locali, facciano fronte unito per andare all’incontro al Mise, previsto verso la fine di luglio con una proposta di rinegoziazione dell’accordo, quindi diversa e innovativa, che rilanci gli investimenti di processo e di prodotto con risorse indicate e in tempi concordati.

Sulla stampa nazionale abbiamo letto di movimenti speculativi e di borsa attorno all’azionariato della Nestlè, da parte di fondi internazionali che accusano l’azienda di essere poco remunerativa, inoltre sono in discussioni nel mercato americano dismissioni nel settore dei prodotti del cioccolato.

E’ noto a tutti che il mercato mondiale del cioccolato è in completa evoluzione, e sembra che le preferenze dei consumatori in questo campo stiano cambiando, rispetto al mercato tradizionale : tutto questo, eventualmente, potrebbe fare cambiare notevolmente le politiche produttive e le scelte aziendali.

E’ utile, se l’azienda confermasse le proprie intenzioni, che le Istituzioni locali, il sindacato cominciassero a pensare realmente ad una possibile cessione da parte della Nestlè della Perugina ad una azienda che creda nel settore del cioccolato e in tutte le potenzialità produttive, di qualità , di innovazione, di sviluppo dello stabilimento di San Sisto.

Quindi un nuovo progetto industriale per Perugina che eviti la delocalizzazione delle produzioni e una continua riduzione di prodotti e di personale.

Nella nostra regione un’ opera di riflessione e di chiarezza comunque va fatta attorno alle tematiche del lavoro, delle produzioni, dello sviluppo industriale e sul ruolo delle multinazionali nel nostro territorio e della Perugina in particolare.

Dichiarazioni ufficiali, da parte di tutti, solo di pieno sostegno al rispetto degli accordi sindacali, non bastano : è necessario, per garantire un futuro ai lavoratori e alla Perugina, affrontare la realtà per come si presenta, ed attuare scelte coraggiose.

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