PERUGIA - Le voci degli indignati d'Italia. Intervista di controlacrisi.org

ALESSANDRA

Verso il 15 ottobre. Scendere in piazza perché “noi non siamo marionette nelle mani dei politici e dei banchieri”. Come scendono in piazza gli attivisti del Comitato dei disabili gravi e gravissimi?

Scendono in piazza rivendicando non pietismo e assistenzialismo ma diritti di cittadinanza, scendono in piazza assieme alle persone che li sostengono e ci rendono evidente quanto una società che pensa solo al profitto e alla produttività sia pronta a schiacciare i diritti dei più deboli, quindi un giorno o l'altro di tutti, anche di chi ancora non si sente minacciato. Sono in qualche modo le nostre “avanguardie”, le sentinelle che ci segnalano subito quando c'è un attacco alla democrazia e alla dignità delle persone, quando non c'è più attenzione e impegno nel mantenere la società inclusiva e coesa, perché loro ne subiscono subito le conseguenze in modo evidente, mentre noi (“normodotati”?) ancora tendiamo magari a raccontarcela o a far finta di nulla..E' stato bello anche scoprire l'ironia e la creatività che sanno manifestare nel farlo!

Cosa significa per voi manifestare in questo preciso momento storico? Speranza e necessità possono bastare a sperare in cambiamenti di fatto?

Proprio in questo momento storico si può e si deve fare perché il sistema politico rappresentativo è alle corde, il sistema economico perde la mano di vernice della presunta redistribuzione delle ricchezze (mai riuscita), il potere si sente in pericolo di cadere dagli scranni ed è sempre più violento e repressivo. Solo con la mobilitazione di tutte le intelligenze, i corpi, i cuori si può creare un sistema di vita che faccia uscire da tutto questo "già visto" e crei le condizioni per qualcosa di totalmente nuovo. E quello che manca e che sarebbe nuovo a questo mondo, e presupposto di ogni altro sviluppo positivo, è la non violenza e l'uguaglianza reale, uguaglianza nei diritti, nei doveri e nelle possibilità ma anche nell'impegno personale e nella presa di parola e di decisione.

I tagli al sociale. Quale danno provocano a voi, singolarmente, nel personale e quanto incidono di conseguenza nella collettività? Denunciare serve ancora, per voi, a determinare un’evoluzione e miglioramenti?

Personalmente ora che sono ancora giovane e in salute e ho un lavoro non lo percepisco molto, eppure non posso chiudere gli occhi sull'evidenza che sempre più le persone che sono in difficoltà vengono abbandonate a sé stesse, o se ne deve fare totalmente carico la famiglia nel migliore dei casi e quando la famiglia ce la può fare.
Lo Stato rompe il patto sociale in questo modo: se noi con il nostro lavoro, le tasse, il rispetto delle leggi sosteniamo l'esistenza di questa società, in cambio essa deve farsi carico dei propri cittadini quando ne hanno bisogno, e anche in situazioni “normali” deve promuovere le migliori condizioni di vita e di espressione delle proprie scelte.
E pensando alle scelte, non è poi del tutto vero che anche io che “tutto sommato me la cavo bene” non sono condizionata: per esempio, la precarietà di lavoro e di rapporti del mio stile di vita farà sì che non avrò probabilmente figli. Ho conosciuto coppie che aspettavano a farli finché non era quasi biologicamente troppo tardi... Il modo in cui viviamo ha stravolto senza alcun rispetto i ritmi e le necessità che vengono dalla nostra appartenenza non solo alla “civiltà” ma ancor prima alla natura: siamo nevrotici, insicuri, immaturi fino ad età indefinibili, non ci sentiamo mai pronti per occuparci di qualcun altro, dato che stentiamo già a farlo per noi stessi. E non è giusto né sostenibile che i bambini di oggi e di domani crescano con un terreno così scivoloso su cui mettere radici.
Denunciare serve, soprattutto in vista di progressi specifici: progresso sarebbe per esempio se le spese militari venissero dirottate a favore dell'intera società, dato che le risorse dall'intera società provengono. I cittadini dovrebbero sentire il diritto-dovere di pretendere dei cambiamenti così evidentemente necessari, nella crisi economica attuale e per il futuro. Denunciare quindi sì, ma come fine in sé: in vista di una crescita di consapevolezza e dell'impegno di ognuno in prima persona.

Facebook. Il vostro comitato è attivo partecipato anche su questa piattaforma. Qual è la necessità di essere presenti? Quanto è importante oggi, per voi, avviare e mantenere un rapporto e ottenere visibilità attraverso internet?

Internet a livello locale permette soprattutto comunicazioni di servizio e organizzative, perché avendone la possibilità è sicuramente meglio organizzative, perché avendone la possibilità è sicuramente meglio vedersi faccia a faccia per discutere dei contenuti. Se all'inizio, quando ero più pigra e meno coinvolta nelle assemblee, avrei voluto comunicare soprattutto via facebook comodamente seduta a casa, alla fine sono stata molto contenta di essere stimolata piuttosto a uscire di casa e a metterci la faccia in piazza. Ci si mette in gioco in tutto e per tutto in questo modo, ed è in primo luogo un'esperienza umana significativa e che ci rende più aperti, più fiduciosi e più forti, e credo che non possa portare che conseguenze positive.
Internet non è certo in grado di fare tutte queste cose; credo che sia un mezzo troppo controllabile in modo quasi narcisistico dall'utente perché vi si possa fare una comunicazione davvero costruttiva e che sfidi le nostre potenzialità. Alla fin fine, da internet possiamo farci dire tutto o quasi quello che vogliamo!
D'altra parte, per sapere in tempo reale cosa si fa nelle altre città e nel mondo, per comunicare e confrontarsi con il resto del mondo, internet è uno strumento preziosissimo, basta tenerne sempre presenti i limiti perché la conoscenza che permette è sempre limitata, frammentata, fumosa, ambigua... e spesso fonte di confusione.
Per la promozione degli eventi naturalmente è praticamente indispensabile per chi non ha grandi mezzi economici da impiegare nei canali più tradizionali.

Non mancano poi, i casi, in cui la vicenda di un singolo viene riportata in tv. Il più potente mezzo di comunicazione spesso sfrutta e strumentalizza la vicenda drammatica del singolo per fare audience. Il disabile, o lo sfortunato di turno, invece, spera nei mass media come mezzo per ricevere sostegno e solidarietà. Spettacolarizzare casi drammatici in televisione: un aiuto o un disagio? qual è il vostro punto di vista?

Se si parla di spettacolarizzazione a me sembra già implicito il significato negativo: il mezzo divora, usa la vicenda drammatica per nutrirsi a tutti i costi delle emozioni del pubblico più facili, dalle quali poi non scaturisce nessuna azione e nessun impegno.
Io mi chiederei invece se il mezzo può essere usato per scopi che rispettano e promuovono la dignità umana. Ad esempio mi sembra ben diverso se una vicenda personale viene inquadrata come caso limite, marginale, il “diverso”, che non ci riguarda direttamente ma che possiamo scrutare e compiangere sentendoci relativamente fortunati nella nostra “normalità”, o se invece è una persona in faccia a noi sul nostro stesso piano e che in qualche modo ci rappresenta tutti nella sua specifica fragilità, che interroga la società e la mette alla prova nelle risposte che è in grado di dare, o di rifiutare come più spesso succede oggi.
Se il mezzo si rivela capace solo di strumentalizzare tutto per la sua stessa sopravvivenza e per quella dei suoi spazi pubblicitari, forse il mezzo dovrebbe essere abbandonato...

Quali sono le proposte principali del vostro comitato?

La proposta è di attuare la democrazia reale, non come “fine” lontano nel tempo ma nelle modalità stesse di fare le assemblee e le altre iniziative. I contenuti e i progetti si sviluppano in base alle idee e all'impegno che ci mette ogni singolo direttamente, in base alla partecipazione e all'apertura e al tempo dedicato.
Le persone se non si nascondono dietro le pareti di casa o dietro le deleghe, sono capaci di collaborare, di crescere, di decidere e di trovare soluzioni, e comunque di supportarsi.
E' uno spazio sottratto ai rapporti standardizzati e agli scambi economici, è una piazza che invece che essere solo attraversata di fretta per andare da qualche altra parte viene vissuta per liberare possibilità.. Le possibilità sono quelle di pensare e di dire che cosa è per ciascuno di noi che è degno dell'essere umano, e se lo troviamo realizzato in questa società, e come possiamo contribuire a realizzarlo.

Cosa vi aspettate dal 15 ottobre?

Mi aspetto grande partecipazione, comunicazione tra realtà anche diverse. Spero si manifesti e si percepisca non solo la necessità ma anche la possibilità di cambiamento. Non solo lo scontento ma l'esigenza e la convinzione di indirizzarlo in modo costruttivo.
Perfino la gioia di avere, ancora, nelle nostre mani la scelta di cambiare il modello di sviluppo a beneficio degli individui, delle società e del pianeta.
Spero infine che molti abbiano voglia di non limitarsi a stare sotto i palchi ad applaudire dei bei monologhi, ma che vengano in assemblea a dare il loro prezioso contributo a un pensiero collettivo che sta nascendo e che solo può generare nuovi significati, nuove forme e relazioni per le nostre società.
Le cose sono troppo complicate e degradate, così come sono oggi, perché pochi leader e rappresentanti, per di più troppo condizionati dai propri interessi, possano pensare e agire bene al posto nostro.

SIMONA

Verso il 15 ottobre. Scendere in piazza perché “noi non siamo marionette nelle mani dei politici e dei banchieri”. Come scendono in piazza gli attivisti del Coordinamento dei familiari di disabili gravi e gravissimi?

Le situazioni che vivono i familiari che assistono disabili gravi e gravissimi sono talmente gravi ed impegnative che il tempo è una risorsa fondamentale per loro. Il fatto che scenderanno in piazza sobbarcandosi in alcuni casi viaggi di centinaia di chilometri è la dimostrazione della disperazione in cui versano. Invisibilità totale per decenni, nessuna legislazione che tuteli queste particolari situazioni che non traggono alcun vantaggio dall’abbattimento di barriere architettoniche o inclusione sociale di fatto impossibile, proposte di legge che stagnano in Parlamento anche da 17 anni (come quella sul prepensionamento nei casi più impegnativi, opportunità offerta a molte categorie in grado di fare molta pressione) - nella certezza che – trattandosi di poche migliaia di persone – non potranno mai fare azioni di forza o pressioni importanti! Le richieste sono inoppugnabili: risposte eque e giuste ai bisogni sociali, niente privilegi di sorta ma solo riduzione del forte disagio che vivono. Ed ora sono molto determinati e molto, molto indignati perché senza attenzione sociale un paese “civile” non può definirsi tale!

Cosa significa per voi manifestare in questo preciso momento storico? Speranza e necessità possono bastare a sperare in cambiamenti di fatto?

Una vera democrazia ha bisogno del popolo per governarsi! E noi vogliamo una democrazia reale e la vogliamo ora. Non potranno ignorare la protesta di milioni di persone altrimenti tanto vale prendere atto che la democrazia nel nostro paese è morta e sepolta!

I tagli al sociale. Quale danno provocano a voi, singolarmente, nel personale e quanto incidono di conseguenza nella collettività? Denunciare serve ancora, per voi, a determinare un’evoluzione e miglioramenti?

Togliere quel poco di sostegno che attualmente le situazioni di emarginazione sociale soffrono, vuol dire trascinare chi le vive nel baratro della povertà mentre l’opinione pubblica non ne sa nulla. Tutti vogliamo sapere dove vanno a finire i soldi della collettività e nessuno può avere dubbi cosa i cittadini sceglierebbero – per fare un esempio concreto - tra i privilegi della politica e il sostegno alle situazioni più drammatiche! Per questo non se ne parla mai e quando se ne parla è per comunicare messaggi distorti come quella sui falsi invalidi, infierendo sulla fascia più debole della popolazione composta di disabili “veri” e come se la falsa disabilità – che ha peraltro numeri assolutamente ridotti – non fosse stata prodotta proprio dallo stato che non ha mai punito in nessun modo chi abusa e chi avvalora tali abusi. La denuncia è quindi fondamentale perché le persone sappiano come vengono attualmente gestite tali situazioni.

Facebook. Il vostro comitato è attivo partecipato anche su questa piattaforma. Qual è la necessità di essere presenti? Quanto è importante oggi, per voi, avviare e mantenere un rapporto e ottenere visibilità attraverso internet?

Comunicare attraverso il web è ormai fondamentale anche perché è rimasto l’unico canale che ancora non viene filtrato ma non bisogna trascurare la comunicazione diretta da persona a persona, il tam-tam per capirci, e noi lo facciamo quotidianamente

Non mancano poi, i casi, in cui la vicenda di un singolo viene riportata in tv. Il più potente mezzo di comunicazione spesso sfrutta e strumentalizza la vicenda drammatica del singolo per fare audience. Il disabile, o lo sfortunato di turno, invece, spera nei mass media come mezzo per ricevere sostegno e solidarietà. Spettacolarizzare casi drammatici in televisione: un aiuto o un disagio? qual è il vostro punto di vista?

Se nei suoi primi anni di vita la TV ha svolto un importante funzione culturale nell’ultimo ventennio è stata utilizzata esattamente per lo scopo opposto: abbassare il livello culturale della popolazione, ed è facile capire che si è trattato di un disegno ben congegnato. Un popolo ignorante e distratto è molto più facile da manipolare.

Quali sono le proposte principali del vostro comitato?

Salvare l’Italia, un paese meraviglioso con millenni di storia e di cultura, con un patrimonio inestimabile ormai governato da un’oligarchia arrogante e vorace che lo ha trascinato nel baratro.

Cosa vi aspettate dal 15 ottobre?

Un cambiamento concreto che porti ad una reale democrazia che sia in grado di coniugare giustizia sociale e sviluppo e che sappia rispondere alle giuste istanze dei suoi cittadini invece che al profitto di pochi.

CHIARA

Cosa significa per voi manifestare in questo preciso momento storico? Speranza e necessità possono bastare a sperare in cambiamenti di fatto?

Il momento storico che stiamo vivendo è molto particolare, perché è un momento di transizione in cui il mondo che conoscevamo, il sistema economico-sociale e politico che abbiamo conosciuto fino ad ora, sta dimostrando il suo fallimento. L'arricchimento di pochi a discapito della maggioranza della popolazione, che si sta sempre più impoverendo, sta portando al collasso l'intero sistema globalizzato. Anche la democrazia rappresentativa necessita una trasformazione, abbiamo bisogno di una democrazia reale che tenga davvero conto della volontà della popolazione, che rispetti anche le necessità delle minoranze. La logica del bipartitismo si sta rivelando inefficace per far fronte alle necessità reali della gente perché di fatto esiste una linea di continuità tra le decisioni del centrodestra e del centro sinistra. Basti ricordare le decisioni in campo educativo, la Riforma Gelmini poggia le vasi sulla riforma Berlinguer-Zecchino, fortemente voluta dal governo di centro sinistra, o in materia di immigrazione, ricordiamoci che fu la Turco-Napolitano ad introdurre i centri di permanenza temporanea ora diventati i centri di identificazione ed espulsione. Per non parlare delle logiche belliciste che hanno contraddistinto entrambe le parti, sia in Afghanistan che in Iraq. Inoltre con due soli schieramenti, non si tiene realmente conto di tutte le voci presenti nel paese e si è generato uno scollamento tra i vertici politici e la base sociale. Una democrazia reale dovrebbe sviluppare un decentramento del potere il più capillare possibile per aprire lo spazio decisionale ai singoli cittadini. Non è più il momento di continuare a delegare le nostre vite, dobbiamo porci come protagonisti, siamo il 99% della popolazione!Così manifestare è importante ma non basta, dobbiamo impegnarci ogni giorno per costruire un mondo in cui al centro vi sia la felicità dell'essere umano e non il profitto.

I tagli al sociale. Quale danno provocano a voi, singolarmente, nel personale e quanto incidono di conseguenza nella collettività? Denunciare serve ancora, per voi, a determinare un’evoluzione e miglioramenti?

I tagli alla sanità e all'istruzione sono un ottimo esempio di come una politica economica irresponsabile incida sia sul piano personale che sociale. Ad esempio, io lavoro nell'ambito scolastico che quest'anno ha conosciuto un ulteriore tracollo, classi che sono state tolte e accorpate, generando sia perdita di lavoro per chi aveva una cattedra, sia un disagio per le famiglie e gli studenti, costretti a stare in classi da 30 persone, in cui è quasi impossibile essere seguiti singolarmente. Altro esempio sono i tagli all'assistenza per le persone invalide. Quante famiglie hanno un malato di Alzheimer in casa?Questa malattia silenziosa ha dei costi elevatissimi che le famiglie sono sempre meno in grado di affrontare. Denunciare e informare è importante ma non basta, dobbiamo comprendere che ogni problema di un singolo è anche un nostro problema, perché sicuramente ognuno di noi avrà in famiglia un'esperienza di disagio che accomuna molti. Se riusciremo a fare questo passo in più di comprensione potremo unire tutte quelle lotte che tropo spesso sono divise dall'ingenuità di credere che il proprio problema particolare non sia della collettività.

Facebook. Il vostro comitato è attivo partecipato anche su questa piattaforma. Qual è la necessità di essere presenti? Quanto è importante oggi, per voi, avviare e mantenere un rapporto e ottenere visibilità attraverso internet?

Internet è un ottimo strumento sia per creare rete tra le persone sia per fare informazione, visto che i mezzi di comunicazione ufficiale tendono a manipolare o a dare informazioni non corrette, che sviano l'attenzione o che rispecchiano la voce di chi detiene il potere e utilizza i mezzi di informazione a suo piacimento, per coltivare i propri interessi.

Cosa vi aspettate dal 15 ottobre?

Il 15 ottobre vorremmo far conoscere il movimento spagnolo che ha dato vita a questa data.

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