di Lorenzo Carletti

Aveva ragione quel movimento, quella generazione densa di aspettative, quella moltitudine che aveva assaggiato le trasformazioni sociali degli anni Novanta e che aveva compreso con largo anticipo il verso che il mondo stava prendendo.

Eccola la forza di quel movimento, l’essenza di una coscienza anti-globalista ed anti capitalista che contrapponeva all’oligarchia di pochi il diritto di autodeterminazione di molti, che intendeva rompere la dittatura del pensiero unico e l’imposizione del primato economico su quello umano.

Quella generazione e quel movimento avevano colto i tratti di un modello economico e della sua sovrastruttura culturale che trasformava ed ingannava il mondo, lo faceva attraverso la santificazione del libero spazio economico, la mondializzazione dei rapporti di produzione e sfruttamento spacciati per nuova identificazione della società del XXI secolo che attraverso le finte istituzioni politico-economiche superava la dinamica degli stati.

La nuova oligarchia capitalista avrebbe garantito pieno sfruttamento delle risorse economiche, ambientali ed umane su scala planetaria in maniera molto più pedissequa e rigorosa che un sistema basato su singole entità nazionali le cui spinte centripete, oppure il non allineamento sullo slancio delle esperienze Zapatista e latino americane, avrebbero rallentato il nuovo processo di acculturazione.

Tanto è evidente quanto oggi, a vent’anni di distanza, occorrerebbe un nuovo fortissimo scossone di massa contro il potere costituito, contro chi vorrebbe silenziare e far dimenticare, per ricordare che avevamo ragione e che le ragioni della trasformazione sono ancora tutte da percorrere, per un altro mondo possibile e necessario!

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