Le vene aperte dell’America Latina di Edoardo Galeano, recensione di Granocchia.
di Giuliano Granocchia.
Finalmente ritroverò in libreria uno dei libri di formazione della mia gioventù, Le vene aperte dell’America Latina di Edoardo Galeano. Capii che dio non si era fermato solo ad Eboli ma in tante altre parti del mondo e, di certo, in quei paesi non era mai arrivato.
La copia del libro, prestata non ricordo a chi, se ne andò carica della passione che pagina dopo pagina mi aveva trasmesso.
Erano gli anni dei Contras nel Nicaragua sandinista; delle dittature fasciste che insanguinavano o avevano insanguinato con migliaia di morti ogni paese, ogni regione ed ogni foresta di quella parte di continente che gli Usa consideravano il Proprio Giardino di Casa. Nacque la teologia della liberazione con la chiesa dei dimenticati, degli schiavi di piantagioni di frutta esotica.
Galeano ci ha raccontato la storia di questo continente con un libro che è un saggio, un romanzo e molto altro.
Cambieranno i nostri sensi, cambieranno le nostre percezioni della storia prendendo tra le mani il suo capolavoro. Forse non comprerete più oro ed argento.
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