Veltroni double face
di Giuseppe Castellini
Non ho capito Veltroni. Nel 2007, quando nacque il Pd, lʼallora neo segretario Veltroni ne esaltò la vocazione maggioritaria, affermando tra lʼaltro che altrimenti il Pd non avrebbe avuto senso. Una scelta non tattica, dettata dalle contingenze di quel momento, ma strategica, di fondo. Tanto che, nelle elezioni del 2008, lasciò al loro destino le forze a sinistra del Pd, che crollarono nelle urne perché col sistema elettorale di allora il voto a loro da molti fu percepito come ʼinutileʼ. Non elessero, infatti, alcun parlamentare, in quelle elezioni del 2008 in cui il Pd, pur ottenendo un buon risultato, perse nettamente contro il centrodestra guidato da Berlusconi.
Adesso Veltroni smentisce se stesso e si mette in testa la corona da paciere, dichiarando che Pd, Mdp - Articolo Uno, Sinistra italiana e Pisapia debbono allearsi. Per carità, non è una critica alla mancanza di coerenza, mancanza che non è certo uno scandalo in politica e che, anzi, talvolta è un atto di intelligenza perché le situazioni cambiano a cominciare dalle leggi elettorali che mutano le convenienze tattiche, la società pure e bisogna continuamente aggiornarsi per essere efficaci. Quello che non va, sia nel Veltroni di allora che in quello di oggi, è il tono melenso di chi ammanta legittime scelte tattiche per scelte epocali, di valori, di fondo, di visioni della società. Così, invece che ‘passareʼ, il messaggio di Veltroni suona di falso, di strumentale, di paraculismo.
Veltroni farebbe meglio a dire, invece che ricorrere a toni strappacore, che nel 2007 al Pd conveniva correre da solo e che oggi, visti i sondaggi magri e, se passerà al Senato, la legge elettorale approvata dalla Camera, conviene cercare un qualche accordo con le altre forze di centrosinistra. Nel 2007, infatti, si arrivava dal caos del centrosinistra, con il Governo Prodi che era sostenuto da ben 17 - diciassette! - forze politiche di centrosinistra e con ministri che a varie manifestazioni marciavano contro il governo di cui facevano parte.
Insomma, fa caso che quello che ciò che - la vocazione maggioritaria - 10 anni fa Veltroni proclamava ‘urbi et orbiʼ con toni profetici la condizione imprescindibile dellʼesistenza del Pd, oggi venga negata dallo stesso Veltroni, con toni altrettanto profetici.
A forza di atteggiarsi a profeta, a spacciare banale tattica per strategia quando non per tratti identitari imprescindibili, si finisce per diventare patetici. Sembra voler spacciare moneta falsa, sperando che valga sempre la legge di Gresham: la moneta cattiva scaccia la buona. Se una buona cʼè.
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