di Stefano Vinti

Ultime notizie dallo sfascio della sanità umbra. Dopo la delibera del 5 gennaio della USL Umbria 1 con la quale si cercano specializzandi, neo laureati e medici in pensione da contrattualizzare per un massimo di sei mesi, per coprire 40 posti di medico, 46 di infermiere e adesso si scopre anche 50 amministrativi, che le pessime notizie per gli umbri non sono finite.

Mancano ben 90 (ma c'è chi dice 96) medici di base, carenti in modo particolare nella fascia appenninica e nelle zone periferiche, così come dichiara alla stampa locale l'Ordine dei Medici di Perugia.

Ancora una prova della scarsa capacità di programmazione delle autorità regionali nell' indicare il fabbisogno di indispensabili figure professionali per il sistema sanitario pubblico. La carenza di personale medico e infermieristico è una questione nazionale ma in Umbria è particolarmente preoccupante. Occorre al più presto rendere più attrattiva la specializzazione di 'medicina generale', inserire i medici di base in una nuova organizzazione del sistema sanitario, come una figura stabile e maggiormente integrata, adeguare le retribuzioni delle professioni sanitarie per una competizione reale con la sanità privata, superare il numero chiuso per l'accesso a Medicina.

Se consideriamo che un medico di base ha in cura 1000/1500 pazienti, ad oggi i cittadini umbri senza medico di famiglia, o almeno molto lontano, sono circa 100 mila, oltre il 10% della popolazione totale residente.

Siamo oltre lo sfascio della sanità pubblica regionale, i responsabili di tutto ciò sono ancora al loro posto, e possono proseguire la loro politica sanitaria a tutto vantaggio della sanità privata.

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