di Sergio Bellucci.

Credo che la principale “riforma” di linguaggio politico sia di togliere il nome Partito… (che significa voler rappresentare gli interessi di una parte…) a questi che sono dei comitati elettorali di stampo interclassista… nulla a che vedere con ciò che prevedeva la nostra Costituzione quando indicava l’organizzazione della rappresentanza (di parte) da comporsi nell’assemblea parlamentare.
Tutto ciò, sommato dalla concentrazione delle decisioni nella sfera governativa e la costruzione di un quadro decisionale che poggia sempre più su strutture e luoghi extra-nazionali (e che non rispondono ad alcun criterio di rappresentanza…) segnala la crisi verticale delle forme democratiche liberali… anche quelle avanzate come il nostro testo costituzionale. Siamo ad un crollo verticale di una “storia” che alcuni immaginavano eterna (addirittura il punto finale della storia, secondo alcuni…) e che poggiava sull’illusione della crescita economica infinita e di un ceto medio, dei soli paesi occidentali, garantito all’infinito. Si dava per scontato che la società dei 2/3 sarebbe stata la forma finale della storia umana… ci si dimenticava sia dei limiti dello sviluppo, sia delle distorsioni connaturate nello stesso sistema, sia che la stragrande parte del pianeta… non avrebbe continuato all’infinito a fornire manodopera a basso costo e materie prime alle nostre condizioni.
Di fronte alla crisi del presente si può rispondere in soli due modi: o con una proposta che va “oltre” le società capitalistiche attuali e immagina una nuova forma di economia e società o con una proposta che guarda al passato e alle vecchie forme (illudendosi che la storia possa tornare indietro…).
Le destre nel mondo sostengono questa seconda ipotesi in maniera chiara e netta e le persone (come accadde con il passaggio dall’economista agricole a quelle industriali) scelgono la “tradizione” per “paura di un nuovo che non capiscono” e pieno di nubi che appaiono oscure perché rimescolano le forme del potere (e quindi le garanzie sociali).
Quello che manca a questi comitati elettorali di quelli che si auto definiscono “sinistre” è lo sguardo ipermetrope capace di indicare esplicitamente un “orizzonte altro”. Nella proposta di “miglior funzionamento” del presente, infatti, non solo non c’è alcuna vittoria elettorale… ma neanche alcuna capacità di governare i processi in atto…

 

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