PERUGIA - Un appello ai parlamentari umbri  affinché domani votino contro la ratifica del “fiscal  compact che avrebbe conseguenze devastanti per l’Umbria e per i cittadini” è stato lanciato dall’assessore regionale Stefano Vinti.  “Diversamente – prosegue Vinti - le ripercussioni saranno devastanti anche per la nostra regione che tenta, con enormi difficoltà, di arginare i tagli draconiani imposti dal governo Monti che stanno aggravando le condizioni di vita materiali degli umbri”. La mancata ratifica  – secondo Vinti – consentirebbe invece “la riapertura di un dibattito pubblico che affronti il tema di una uscita dalla crisi fondata su politiche fiscali per la redistribuzione delle ricchezze e la difesa dei redditi, su  grandi investimenti pubblici per la creazione di milioni di posti di lavoro e la riconversione intelligente e sostenibile dell’economia, finanziati, ad esempio, con tagli di spese militari, sprechi, privilegi, corruzioni, tassa sui grandi patrimoni.

“Domani – ricorda l’assessore - la Camera dei Deputati è invece  chiamata a ratificare il famigerato Fiscal Compact, ovvero il Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria, noto anche come Patto di bilancio, firmato il 2 marzo 2012 da 25 Stati dell'Unione europea. La ratifica del provvedimento condanna il nostro Paese a realizzare, da qui ai prossimi anni, manovre di tagli da 45 miliardi di euro ogni annualità per assecondare le politiche di rigore a senso unico di Angela Merkel e della Troika. Quello del fiscal compact – aggiunge  Vinti, insieme all’introduzione nella Costituzione del principio del pareggio di bilancio, rappresenta l’ultimo atto del disegno di chi vuole ridisegnare l’intero stato sociale europeo in un’ottica fortemente neo liberista. Per comprendere la portata di tale provvedimento basti pensare che la ‘spending review’ del governo Monti, che sta mettendo in ginocchio gli enti locali e di conseguenza le famiglie italiane che ormai non riescono ad avere più servizi dal pubblico, prevede tagli da 26 miliardi di euro in tre anni. La prospettiva di tagliare 45 miliardi di euro ogni anno determinerà una dismissione pressoché totale del pubblico dai servizi primari quali, ad esempio, la sanità. Inoltre le politiche rigoriste imposte dalla Germania, invece che rappresentare l’antidoto ad una crisi economica che sta mietendo milioni di posti di lavoro e sta gettando in povertà centinaia di migliaia di famiglie, non fanno altro che accentuare – conclude Vinti - gli effetti della congiuntura economica negando la possibilità di una prospettiva che rimetta al centro dell’intervento pubblico le classi sociali più deboli”.

Condividi