LA SPIAGGIA E' DI TUTTI di Maurizio Acerbo
Stamattina vado al mare. Noi di Rifondazione siamo stati gli unici a votare contro la direttiva Bolkestein e trovo ridicolo che da anni quelli che l'hanno votata diano colpa a una cattiva Europa per nascondere le loro responsabilità.
Mi dispiace per i balneatori ma il loro vittimismo mi pare fuori luogo. In realtà hanno goduto di un sostegno bipartisan per decenni che ha portato nel 1997 (se ricordo bene la data) a prevedere il rinnovo automatico, cioè eterno, delle concessioni. Un privilegio e una rendita insostenibile sul piano giuridico su un bene demaniale dai tempi dell'imperatore Giustiniano. Questo ha consentito di creare un mercato delle concessioni che vengono cedute per milioni di euro senza che la collettività ne ricavi nulla. Ma soprattutto ha scatenato una pulsione allo sfruttamento del bene demaniale per insediarvi sempre più molteplici attività. Avendo sempre avuto l'idea che le spiagge fossero loro hanno realizzato una progressiva proliferazione di manufatti e recinzioni che hanno reso la vista mare preclusa in gran parte delle spiagge italiane. Questo è accaduto grazie alla complicità bipartisan degli amministratori di comuni e regioni che si sono per anni contesi il voto della loro lobby. Che ora si lamentino degli investimenti come se fosse stata la comunità a chiedergli di costruire a più non posso è davvero fuori luogo.
I balneatori - che in tantissimi casi non sono più le famiglie di un tempo ma persone facoltose che hanno comprato concessioni - sono da tempo una lobby potentissima che ha avuto un trattamento di favore da parte di centrodestra e centrosinistra.
Ricordo che quando si provò ad aumentare i canoni ci fu una rivolta prepotente a cui la politica si piegò.
L'alta redditività delle concessioni ha portato a una corsa alla cementificazione delle spiagge e alla sostanziale assenza di spiagge libere nel nostro paese. Se sai che la tua concessione è eterna investirai un sacco di soldi per costruire sempre nuove strutture.
E' davvero triste che debba essere l'Unione Europea a imporre con criteri meramente ordoliberisti di porre fine a un regime di gestione del demanio marittimo inaccettabile.
Doveva essere la Repubblica italiana a tutelare un bene comune come la spiaggia con criteri di interesse pubblico a partire dalla vista mare (la Repubblica tutela il paesaggio, recita l'articolo 9 della Costituzione) e a imporre un modello di gestione diversa.
Ma questo è stato quasi ovunque impossibile perchè la lobby è forte, prepotente e ne so qualcosa essendomi per anni battuto per una regolamentazione che tutelasse la vista mare e l'accessibilità.
Quante volte sono stato insultato per aver contestato e denunciato gli abusi che il resto dei partiti hanno sistematicamente sanato! I Piani demaniali marittimi regionali e comunali sono stati fatti sotto dettatura dei balneatori in quasi tutte le città e regioni.
Il dibattito da tempo in corso è concentrato solo sulle gare mentre bisognerebbe mettere al primo posto la tutela ambientale-paesaggistica, la fruibilità di un bene comune, il lavoro.
Sbaglia chi pensa che bastino le gare per ottenere una corretta gestione del demanio marittimo. Anzi c'è il rischio - in assenza di regolamentazione nazionale - che come nel sud del mondo soggetti economicamente più forti delle famiglie dei balneatori si approprino di questo bene di tutte/i.
Chi lo ha detto che a scadenza delle concessioni debbano semplicemente andare a gara? C'è bisogno di un grande piano per la rinaturalizzazione delle spiagge italiane e l'ideazione di modalità di gestione pubblica che consentano di salvaguardare il lavoro.
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