"I segreti tecnologici delle antiche civiltà". Recensione di Maria Pellegrini
di Maria Pellegrini.
James M. Russell, laureato in filosofia a Cambridge, ha narrato la storia di svariati strumenti e invenzioni dell’antichità che anticipano a volte quelle dei nostri tempi nel volume “I segreti tecnologici delle antiche civiltà” (Newton Compton Editori, pp.190, € 12,00). Il testo è un interessante saggio sulle invenzioni complesse e avanzate anche da punto di vista tecnologico, realizzate in diverse parti del mondo antico anche in paesi non europei come la Cina, l’India, l’Arabia. L’intento è quello di mostrare che fin da tempi lontanissimi gli uomini hanno cercato di trovare soluzioni tecniche per migliorare le proprie condizioni di vita. Leggiamo infatti nell’Introduzione: «Non è detto che siamo più intelligenti dei nostri progenitori, abbiamo solo accumulato secoli di progressi tecnologici a cui appoggiarci. Molti popoli antichi erano più avanzati di quanto pensiamo. Alcune invenzioni recenti in realtà erano già state ideate e poi dimenticate».
La narrazione è veloce e gli argomenti relativi alle varie scoperte che hanno cambiato il mondo, sono svolti in modo essenziale attraversando secoli di storia: dai primi calendari escogitati da sumeri, egizi e assiri circa 5000 anni fa, alla sveglia ad acqua ideata dal filosofo greco Platone (428 -348 a.C.), allievo di Socrate e maestro di Aristotele; dalla prima gru apparsa in Grecia nel VI secolo a. C., al primo Faro costruito ad Alessandria d’Egitto nel III secolo a. C.; dalla catapulta rinvenuta in Grecia nel IV secolo a.C., al primo raggio ustorio di Archimede di Siracusa (214-202 a. C.).
Nel passato remoto della storia umana considerata brutale e primitiva si fece uso di tecniche e di tecnologie delle quali non si conoscono con precisione i meccanismi tenuti segreti come recita il titolo del volume.
È interessante oggi - che di guerra leggiamo sui quotidiani e di cui vediamo tutti i giorni in tv i suoi orrori – scoprire il lungo elenco delle prime armi costruite fin dalla Preistoria: clave, scuri di pietra, lance con cui i primitivi dovevano difendersi dagli animali feroci, ma poi rivolte contro altri uomini non appena si crearono motivo di dissidio tra loro. La balestra in Cina e la catapulta in Grecia compaiono nel IV secolo a. C. La prima apparizione della mitragliatrice antica, chiamata “polybolos” (lancio multiplo) avviene in Grecia nel III scolo a.C. Inventata nell’arsenale di Rodi da Dionisio di Alessandria, era una balista dotata di caricatore in grado di lanciare dardi a ripetizione. Russel ne descrive il meccanismo per scagliare frecce a velocità considerevole; inoltre ci informa che un ingegnere militare tedesco ne costruì un modello per lo zar Guglielmo sul finire del XIX secolo. Archi e frecce risalgono a 50.000 / 65.000 anni fa, inventati probabilmente in Africa, furono utili nelle prime guerre perché permettevano di usare più volte lo stesso arco munendolo di altre frecce.
Risale a 1700 anni fa la guerra biologica: i Sumeri si servivano di diversi metodi per diffondere malattie; durante la guerra di Troia (IX secolo a. C.) furono usate frecce avvelenate, nel IV secolo a. C. in Cina furono diffusi gas velenosi. Armature e carri armati risalgono al III millennio a. C. durante il tempo dei Sumeri.
“Homo homini lupus”, «l'uomo è un lupo per l’uomo» leggiamo nell’opera “De Cive” del filosofo T. Hobbes (XVII secolo) che lo ha ripreso da una commedia di Plauto per affermare che la natura umana è fondamentalmente egoistica, per cui a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e di sopraffazione
Una vigorosa contestazione della tecnologia posta al servizio della guerra ci è data invece dal poeta Lucrezio (I sec. a:C:) che scrive versi mirabili sulla disumanità della guerra. I nuovi ritrovati e le nuove tecniche di combattimento sono naturalmente quelli dell’antichità, cioè dell’epoca in cui il poeta vive e agisce. L’uso di carri falcati, baliste, catapulte e numerose altre macchine da guerra sono ricordati dal poeta come esempio dell’intelligenza umana stoltamente e barbaramente impiegata per distruggere anziché costruire una società più giusta. Quella di Lucrezio è una denuncia risoluta della brutalità della guerra condotta con armi sempre più distruttive di vite umane.
I capitoli che possono di più interessare l’uomo contemporaneo sono quelli riservati alle “Conoscenze Mediche”, a una “Breve storia del sesso e degli afrodisiaci”.
Sembra impossibile che civiltà antiche praticassero operazioni chirurgiche tra cui l’amputazione, i punti di sutura e la pratica di fare un foro nel cranio che per alcune popolazioni era necessaria per liberare demoni o spiriti maligni, ma aveva anche lo scopo di far uscire il sangue dopo una ferita alla testa e farlo defluire dall’area intorno al cervello, dunque «un primo esempio di neurochirurgia».
Anche la chirurgia plastica non è una pratica solo dei nostri giorni e sconosciuta ai popoli antichi. Un manoscritto egizio, il cui contenuto risale a 2500-3000 anni a. C., contiene istruzioni per la ricostruzione di un naso rotto. In un testo del IV secolo a. C. troviamo la descrizione dettagliata di alcune procedure chirurgiche, inclusa una ricostruzione nasale, che oggi chiameremmo “rinoplastica”
Sono nominati anche i medici più importanti della storia antica occidentale: il greco Ippocrate (460 a.C. - 377 a.C.), colui che fece della medicina una disciplina. Tra i suoi scritti ricordiamo il più famoso: il “Giuramento” che per secoli ha costituito la base dell’etica professionale di un medico il cui compito più alto è curare e alleviare il dolore e la sofferenza dell’uomo. Altro medico famoso nella storia della medicina è Galeno (nato a Pergamo nel 129 e morto a Roma nel 201) per il quale l’arte medica non può prescindere da un supporto etico, e il medico deve essere contrario a ogni facile improvvisazione: l’etica è necessaria perché il suo intervento non deve avere il fine di produrre il massimo guadagno per chi lo realizza, magari ingannando il paziente.
I nostri lontani antenati ci sorprendono ancora anche in campo odontoiatrico. I primi a usare i trapani per rimuovere infezioni sono state popolazioni della valle dell’Indo, 7000 anni a. C. La prima otturazione è stata trovata in una mascella in Slovenia intorno a 4500 anni a. C., ed era fatta con cera d’api.
Nel Medioevo in Cina avevano fatto delle otturazioni con mercurio, argento e stagno.
Ci sono stati anche tentativi di sostituire membra del corpo con protesi. Il primo esempio risalente al 300 a. C., è stato trovato in una tomba a Capua. È stata sostituita una parte della gamba perduta con una modellata in legno e sistemata nel moncone con un cuneo di ferro e una guaina di bronzo.
Riportando notizie su comportamenti e costumi sessuali nel breve capitolo sulla “Storia de sesso e degli afrodisiaci”, Russel confessa «a me sembra di scoprire l’acqua calda», tanto tali comportamenti sono simili sotto ogni cielo e ogni tempo. Della prostituzione giustamente nota come “il mestiere più vecchio del mondo” si trovano i primi dati storici in testi babilonesi del II millennio a. C. I moderni quartieri a luci rosse e i bordelli son presenti in Cina durante la dinastia Sung (960-1279 d. C.) le nuove perversioni delle società postindustriali altro non sono che una replica di quanto i popoli antichi già praticavano. Degli afrodisiaci abbiamo notizie in Omero, nella Bibbia e nei testi egizi. In un papiro egizio di 4000 anni fa è presente la prima descrizione di contraccettivi piuttosto elementari.
Il libro raccoglie le storie non sono di invenzioni e scoperte scientifiche ma anche quella di oggetti di uso comune dei quali si ha notizia del loro apparire in diverse parti del mondo e in tempi diversi. Sono numerosi tanto da poterne elencare solo alcuni: l’ombrello, le chiavi e le serrature, la parrucca, le posate, i rasoi, carte da gioco, i fiammiferi, gli specchi.
A chiusura del suo interessante saggio Russel conclude così:
«Viviamo in un mondo straordinario grazie a qualcuno che ha inventato tutto questo, nell’antichità o in epoca più recente. E in futuro, una cosa di cui possiamo essere certi è che l’ingegnosità umana continuerà a trasformare il mondo, nel bene e nel male»
Il volume è corredato di alcune immagini in bianco e nero e dell’indice analitico.
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