di Alfonso Gianni 

Un no che non ha valore giuridico, ma che ha la forza di un macigno, con una quota di contrari del 98% che non lascia spazio a ipotesi di conciliazione: il referendum indetto da Cgil, Uil e Usb sul contratto delle funzioni centrali (ministeri e agenzie) siglato il 6 novembre da una maggioranza risicata (54,6%) della rappresentanza sindacale degli statali, ha bocciato l’ipotesi di rinnovo per il 2022-2024. «Il 98% dei votanti si è espresso per il No, – spiegano le tre sigle sindacali nel comunicato congiunto diffuso stamattina – rigettando un accordo che giustamente è stato definito in perdita. Dalle lavoratrici e lavoratori è arrivato un messaggio chiaro: la questione salariale rimane centrale, con gli attuali stipendi la maggioranza dei dipendenti pubblici non arriva a fine mese».

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