di Simona Esposito*

PERUGIA - Antoni Dobrowolski, il più anziano superstite e testimone diretto del campo di sterminio di Auschwitz è scomparso domenica 21 ottobre, all'età di 108 anni a Debno, città situata nella Polonia nord-occidentale. Dobrowolski nasce a Wolborz, nella Polonia centrale. Maestro elementare, insegna in una scuola della cittadina di Rzeczyca fino al 1 settembre 1939, data d'inizio della Kampania wrześniowa o «campagna di settembre», l'invasione nazista della Polonia.

L'ideologia nazista prevede la distruzione sistematica della cultura polacca: le autorità occupanti chiudono o distruggono università, scuole, musei, biblioteche e laboratori scientifici, arrestando e giustiziando professori universitari, insegnanti, uomini di legge, intellettuali e membri dell'élite polacca e demolendo centinaia di monumenti a eroi nazionali.

I nazisti, che considerano le popolazioni dell'Europa dell'Est esseri inferiori, si oppongono con tutte le forze alla diffusione dell'istruzione. Nel 1940 Himmler scrive: «Il solo obiettivo di questa scuola è insegnare loro l'aritmetica semplice, ma nulla al di sopra del numero 500; la scrittura del proprio nome, e la nozione della divina legge di obbedienza ai Tedeschi... non credo che la lettura sia auspicabile.» Per bloccare l'istruzione delle nuove generazioni polacche le autorità naziste decretano che per i bambini polacchi l'età scolare deve terminare dopo 4 anni di scuola elementare e aboliscono l'istruzione superiore.

Dobrowolski sfida i decreti degli occupanti continuando clandestinamente la sua attività di insegnante e tenendo in segreto corsi per i bambini. «A quel tempo sì, avevo paura» testimonierà tre anni fa in un'intervista televisiva «ma d’altronde si rischiava tutti, e mi rendevo conto che mi avrebbero potuto fermare per strada in qualsiasi momento anche per altre attivita’ che svolgevo da militante dell’Armia Krajowa, l'Esercito clandestino polacco».  Nel giugno 1942 la Gestapo scopre l'attività di insegnamento clandestino di Dobrowolski: il maestro viene arrestato, associato al carcere di Radom e in seguito deportato nel tristemente famoso campo di sterminio di Auschwitz che i nazisti hanno impiantato nella cittadina di Oswiecim nella Polonia meridionale. Da Auschwitz verrà trasferito in Germania, prima nel campo di concentramento di Gross-Rosen e in un secondo momento a Sachsenhausen, nei pressi di Berlino, dove viene impiegato in una fabbrica di armi. Gli Alleati lo libereranno nella primavera del 1945 alla fine del conflitto. In seguito farà ritorno al suo paese natale, dove si stabilirà a Debno, ricoprendo dapprima la carica di direttore di una scuola elementare e poi di preside di un liceo. Il figlio Andrzej testimonia «Quello dell'Olocausto, in casa, era un tema tabù»: infatti, solo negli anni '90 Dobrowolski riuscirà a parlare in famiglia dell'esperienza dell'internamento nel campo di sterminio.

Nel 2008 la nipote Magdalena Dobrowolska, che dal 2002 si è trasferita in Germania, gira un documentario della durata di 80 minuti dal titolo 38081: il numero di matricola tatuato sul braccio del nonno al suo arrivo al campo di sterminio.  Il film raccoglie le memorie di Dobrowolski sull'epoca della guerra e sul suo periodo di internamento ad Auschwitz. Presentato nel 2008 al Centro internazionale di cultura a Berlino, il documentario riscuote grande successo. Nei suoi resoconti Dobrowolski manterrà sempre toni pacati e privi di rancore «Non si tratta di un documento classico» spiega Jerzy Swidzinski, un suo ex allievo divenuto professore di filologia, «ma della riflessione di un uomo condannato a morte dall'ideologia criminale, che non cerca i colpevoli e non è ossessionato dalla sete di vendetta».  Il figlio di Dobrowolski confermerà che il film parla non solo della morte, della fame e del dolore ma sopratutto della capacità di perdonare.
Nella città di Debno, dove Antoni Dobrowolski era giunto al termine del suo periodo di prigionia in Germania, sono esposte le sue lettere da Auschwitz, documenti e fotografie, e l'uniforme a righe bianche e nere che indossava, come tutti gli altri prigionieri, durante l'internamento al campo di sterminio.

Ad Auschwitz, il più significativo e famigerato simbolo della Shoah, hanno trovato la morte un milione di ebrei, insieme a più di 70.000 cittadini polacchi non di fede ebraica, 21.000 Rom, 15.000 prigionieri sovietici e migliaia di cittadini polacchi rastrellati durante l'eroica e sanguinosissima resistenza all'occupazione nazista. Ora anche un altro testimone diretto di quegli orrori ha trovato la Pace.

*Italia-Israele Perugia

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