“Riconvertire i fondi Pnrr destinati alla ristrutturazione di Palazzo Cerrini di Umbertide, impiegati in un progetto di riqualificazione troppo costoso se paragonato a quanto avvenuto nel resto dell’Umbria”. Lo chiedono i consiglieri regionali dei gruppi Pd, M5S e Misto che hanno presentato una interrogazione per chiedere “se la Regione sia a conoscenza dell’ingente costo dell’intervento a fronte degli scarsi risultati prodotti, se abbia preso in considerazione l’annullamento del progetto di ristrutturazione e l’eventualità di riconvertire i finanziamenti, in maniera da non disperdere i fondi del Pnrr”.

“La ristrutturazione di Palazzo Cerrini – spiegano i consiglieri – è finanziata dai fondi del progetto ‘PinQua – vivere Umbria’, ovvero interventi finalizzati ad aumentare il patrimonio di edilizia residenziale pubblica anche attraverso progetti volti alla rigenerazione dei centri urbani e delle periferie. La questione è che Palazzo Cerrini non risulta più idoneo all’abitare, data la posizione che creerebbe un ambiente insalubre e pericoloso. L’eventuale demolizione, invece, potrebbe agevolare l’allargamento della carreggiata della strada nazionale che faciliterebbe la viabilità nel punto di massima criticità. Consentirebbe inoltre l’ampliamento dei giardini aumentando l’area verde a fianco della ferrovia e migliorando l’estetica della zona”.

“La ristrutturazione presenta anche degli aspetti anti economici – continuano i consiglieri – perché prevede un costo di 1,95 milioni di euro per la creazione di tre soli alloggi, privi di garage e parcheggi, per un costo di 650mila euro ad appartamento. Un importo in palese squilibrio con quanto sostenuto dall’Ater nel 2023, che ha investito 1,8 milioni per 12 alloggi o, nel recente caso di San Lucio a Terni, 33 alloggi hanno avuto un costo inferiore della metà a quello che avrebbe il progetto di Umbertide. Ingenti risorse, dunque, che si potrebbero impiegare per costruzioni di alloggi popolari di cui c’è forte bisogno, come i progetti gestiti da Ater a Foligno o in altre città. O comunque recuperare edifici in zone più idonee. Serve dunque – concludono - una chiara presa di coscienza sui costi eccessivi e su quanto questo intervento pregiudicherebbe per la città, in modo tale che ognuno sia in grado di assumersi le proprie responsabilità”.

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