Risiko. L'editoriale di Gian Filippo Della Croce
Chi non ricorda la famosa espressione di giubilo dell’allora segretario dei DS Piero Fassino, , intercettata dai magistrati che stavano indagando sull’affaire Consorte? “Abbiamo una banca!”. La gioia, purtroppo momentanea, del segretario era data da una telefonata di Consorte, allora potente AD di Unipol che annunciava allo stesso Fassino l’evento:” il Partito avrà una banca”.
Poi la storia è andata in un altro modo, come tutti sanno, con l’incriminazione di Consorte e la fine del “sogno”. Ma avere una banca, continua a far sognare molti, troppi politici e non solo. Sogno proibito? Certo difficile da realizzarsi, ma non impossibile, specialmente se il sogno si ridimensiona e diventa locale, quindi più alla portata dei sognatori. Avere una banca è sicuramente molto più comodo che non averla, perché consente un diverso esercizio del potere realizzando quelle “posizioni di forza” che in politica giovano molto a chi se le può permettere.
Così il “risiko” che è cominciato in Umbria e che ha per obiettivo finale la sognata costituzione di una banca tutta umbra, risponde alle aspettative della politica locale e di alcuni suoi autorevoli protagonisti. I giocatori del risiko però non sono soltanto locali, perché anche i grandi gruppi che hanno acquisito le Casse di Risparmio umbre, si stanno movendo con il malcelato obiettivo di una riconcentrazione delle Casse in loro possesso, mentre altri giocatori stanno tentando la conquista della Banca Popolare di Spoleto, l’ultimo baluardo finanziario regionale rimasto, dopo lo shopping effettuato in Umbria dai grandi gruppi finanziari, che ha portato all’acquisizione da parte di questi ultimi di tutte le Casse di Risparmio della nostra regione.
Fra gli effetti del risiko sono da annotare la fuoriuscita del consigliere Raggi (che è anche presidente della Coop Centro Italia facente parte della Lega Cooperative) dal consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Spoleto dopo una riunione piuttosto “calda” e le autorevoli prese di posizione del consigliere regionale del PD Smacchi e dell’ex senatore della UDC Ronconi , accomunati dall’idea di una “banca per l’Umbria”, aggiungerei anche quelle dei sindacati di categoria fortemente preoccupati che fra gli effetti del risiko ce ne possano anche essere di spiacevoli per i lavoratori del settore.
Ma all’Umbria serve una banca regionale? Su questo punto ci sono diverse convergenze trasversali, tanto da avere attirato anche l’interesse della stessa amministrazione regionale. Quindi molti giocatori per una partita dai contorni e dalle prospettive incerte che presenta una posta importante : dotare l’Umbria di una “sua” banca per sostenere lo sviluppo della nostra economia, questo sarebbe in effetti lo scopo, dotare lo sviluppo locale di un suo motore finanziario. Si perché c’è chi è convinto che senza una struttura bancaria dedicata, le imprese della regione rischiano di non farcela ad agganciare il treno della ripresa economica all’uscita dalla crisi finanziaria globale. Ma se il sogno di avere una banca tutta umbra appare sempre più condiviso fra forze appartenenti a livello regionale sia alla maggioranza di governo che alla minoranza, come da ambienti dell’economia regionale e non solo, i modi per realizzarlo divergono su un punto : il controllo della banca.
A tal fine, nel contesto del risiko, si stanno verificando diversi “braccio di ferro” come quello all’interno della Banca Popolare di Spoleto, dove pare fallito, per il momento, il tentativo da parte delle Coop di assumerne il controllo (l’uscita di Raggi è significativa). Ma la politica non molla, ormai l’idea, anzi il sogno, di “avere” una banca è vincente sia a destra che a sinistra, gruppi, cordate e lobbies si stanno componendo e scomponendo, il risiko sta entrando in una fase cruciale, dove non ci sarà esclusione di colpi, perché chi controlla la banca dell’Umbria, controlla il territorio e orienta lo sviluppo, forse già qualcuno ha rinnovato la famosa esclamazione di Fassino. Avere una banca umbra può essere utile, a patto che non rappresenti soltanto una operazione di potere e sia invece una operazione condotta nella trasparenza e nell’osservanza delle regole e dell’interesse dell’Umbria, e soprattutto che non ci sia in giro un nuovo Consorte.
GIAN FILIPPO DELLA CROCE
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