Di Ciuenlai - La storiella del mezzo dentro e mezzo fuori è” vecchia come il cucco”. E non l’ha inventata Renzi , ma, udite udite, i suoi più acerrimi nemici “gli ex comunisti”. Funziona così; quando una fazione e il suo leader domina una parte politica, la minoranza può decidere di dividersi in due. La parte principale se ne va fuori e fonda un partitello un movimentino di disturbo, lasciando però all’interno della forza politica di provenienza un manipolo di guastatori. Lo scopo è mettere in difficoltà il partito e procurargli esiti politici e , soprattutto,  elettorali negativi.

A quel punto i guastatori cominceranno ad attaccare la segreteria chiedendo un congresso  e creando i presupposti per il successo di un proprio candidato. E’ l’operazione Zingaretti, pitta e ……. Visto che ha funzionato così bene, per la serie viva l’immaginazione, Renzi and company tentano di rifarla all’inverso. Hanno costruito Italia Viva come gruppo di pressione e di condizionamento esterno al Pd e hanno lasciato dietro le spalle del” fratello di Montalbano” un nutrito gruppo di personaggi che, oggi, stanno cominciando ad attaccare il segretario, sperando che le regionali vadano così male da poter richiedere un congresso e fare il ribaltone. Lo possono fare perchè , essendo in una situazione nella quale ogni riferimento alla politica è puramente casuale, i vincitori hanno lasciato al loro posto i vinti rimasti.

E allora Marcucci continua  a fare il capogruppo al Senato e molti esponenti (Del Rio, Gentiloni, Lotti , Guerini, Ascani ecc. ecc.) dati per ex renziani detengono incarichi governativi e di partito di prestigio, che gli permettono di avere un peso interno capace, in condizioni favorevoli, di rendere credibile un nuovo ribaltamento della situazione.  E sta qui l’errore che mostra tutta la piccineria e l’incapacità degli attori (più che attori direi comparse) di oggi.  

Ci sono dei momenti nei quali “non si fanno prigionieri”. Il giorno dopo la “riconquista della ditta”, tutti gli ex renziani rimasti dentro dovevano essere messi in condizione di non nuocere e  privati degli incarichi. Gli si doveva insomma levare peso e non dargliene di nuovo, per  evitare la possibilità di un nuovo ribaltone e metterli nel dilemma di rimanere stando dietro le quinte sperando in un “lontano” quanto improbabile ripescaggio o decidere di seguire la sorte degli altri fuori il Pd.

Una decisione dura ma che avrebbe semplificato le cose costringendo quelli del “vengo dopo il pci” a costruire un soggetto politico, sempre liberista, ma più attento alle questioni sociali e quelli del “vengo dopo la dc” a farsi un partito , rigorosamente liberista, ma più legato all’impresa, alla finanza e al capitale. L’unico che l’ha detto e pensato, anche se timidamente, è stato D’Alema. 

Qualcuno può obiettare che l’ingrossamento dei gruppi parlamentari renziani avrebbe potuto mettere al rischio il Governo. Io credo di no , anzi lo avrebbe rafforzato. Italia Viva con 50/60 parlamentare resta sempre, da solo senza costruire quelle alleanze di cui parlavo,  un soggetto tra il 2 o il 3%. Se con quei numeri è difficile piazzare quelli di adesso figuriamoci come si alzerebbero le difficoltà se le persone da sistemare raddoppiassero. Meglio quindi andare avanti con Conte per avere il tempo di allargare i confini del soggetto politico moderato.  Ma non è andata così e siamo punto e a capo.

Adesso , in caso di un clamoroso 5 a 1 (o anche 4 a 2) alle regionali  Zingaretti potrebbe essere costretto ad andare a casa e i giuochi nel Pd si riaprirebbero clamorosamente. Anche perché le regionali vanno ad incidere non solo su poteri locali ormai più forti di quelli centrali, ma anche sulla elezione dell’unica carica a cui Europa, strutture finanziarie ed economiche internazionali riconoscono il ruolo di garante per il nostro paese : La Presidenza della Repubblica.

Tante regioni al centrodestra possono cambiare  le maggioranze e lo scenario e attuale . Bisogna ricordarsi che in Parlamento esistono ormai un nuvolo di opportunisti . usciti dal partito nel quale sono stati eletti,  disposti ad appoggiare il miglior offerente.  Potrebbe nascere lì la grande alleanza per la restaurazione e la resurrezione di personaggi che in molti pensavano essere ormai  “per il gatto”.  

P.S. L’indimenticato Alberto Jacoviello grande firma dell’unità, quando passò a Repubblica, raccontando la fine dell’Urss, scrisse che il più grave errore di Gorbaciov era stato quello di aver tranquillamente lasciato al suo posto  Eltsin, dopo averlo messo in minoranza  dentro il Politbureau del Pcus. Capito ?

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